mercoledì 23 gennaio 2013

Una nuova Vanessa?

"Jeans e tacchi vanno bene, ma il maglioncino proprio no".
Siamo al consultorio, la sala d'attesa è gremita e Sorella sta esponendo le sue teorie in fatto di abbigliamento-da-primo-appuntamento.
"Ma se non ci devo andare a letto... ", sussurro.
"Non significa che devi vestirti comoda".
Le persone attorno a noi parlottano a voce bassa.
"Ma è un maglione mooolto attillato".
"Ma è un maglione".
"Non capisco che problema hai con il mio maglione".
"E' anti-sesso".
Porca miseria. In effetti non è il capo più sexy del mio repertorio, ma sono partita con l'idea di comportarmi da persona per bene e non posso indossare il, che so, vestitino leopardato che più che un vestitino è una seconda pelle perché il vestitino leopardato lo sfoggio esclusivamente quando l'intento è diretto e chiaro, ovvero scopare.
Ma anti-sesso... No, anti-sesso non lo posso sopportare.
Credo che Fratello, con noi poiché costretto dalla momentanea morte della sua macchina, stia meditando il suicidio. Unico maschio in un mondo di sole donne - e sporadici, eroici fidanzati - sfoglia una rivista con aria greve e tenta di celare il sospetto ciondolamento della testa tipico della sonnolenza latente.
"Non faccio in tempo a tornare a casa e cambiarmi. Ho lo zaino in macchina".
Il programma è: fare la doccia e prepararmi da Madre, che abita in città, e andare direttamente all'appuntamento.
"Allora lo compriamo".
Ora. Sono una donna, perciò soffro della sindrome da shopping compulsivo come da tradizione millenaria, ma acquistare un vestito per uno stupido primo appuntamento mi sembra esagerato. Glielo dico.
"Cazzo Va', ti vesti da troia pure per andare al Crash e ora te la tiri come una prima donna... Compra 'sto cazzo di vestito e cambiamo discorso, che mi state uccidendo".
Fratello non capisce che pronunciare tali parole ad alta voce può provocare silenzi improvvisi, risatine soffocate e generale senso dello sbigottimento proveniente dalle persone più adulte. Lo incenerisco con lo sguardo. Per tutta risposta chiude gli occhi e mi ignora.
"Kane. Kaaane!", urla l'ostetrica. 
E' il mio turno. Mi tiro in piedi con tutta la dignità che riesco a raccogliere e mi incammino verso lo studio.

Il mio ginecologo è indiano.
Il mio ginecologo è indiano, altissimo e ha le sopracciglia più folte che abbia mai visto.
Il mio ginecologo è anche un po' contrariato, perché mi dice: 
"E' impossibile che io ti abbia prescritto questa pillola".
La pillola in questione mi sta dando dei problemi, ergo voglio cambiarla. Ma a quanto pare qui il problema è a monte.
"Sono tre anni che vengo da te... "
"In vent'anni di carriera non ho mai prescritto questa pillola".
C'è sempre un'eccezione.
"Ma a me... "
"Guarda, te lo posso dimostrare".
Si alza e apre lo schedario.
Ci diamo del tu perché una volta ho sbagliato a mandare un sms e l'ho spedito a lui. Nulla di eccezionale, se non fosse che era un ricettacolo di insulti vari destinati a un mio ex. Non ci ho fatto proprio una grandissima figura, devo dire, ma l'ha presa sul ridere e da lì la formalità se ne è andata decisamente a cagare.
Trova la mia cartella e torna sui suoi passi. Si siede. Sfoglia. Legge in silenzio e... Inarca le enormi sopracciglia. Enormi. Proprio enormi. E bianchissime. Proprio bianchissime. 
Attendo.
"Questo è molto strano... ", dice.
Oddio.
"Cosa?"
"E' la mia calligrafia!"
Io rimango raramente senza parole, e questa è una di quelle rare volte. Lui continua a studiare stupefatto la cartella, borbottando frasi sconnesse e inintelligibili e confermando la mia verità. Idiota.
"Quindi ora mi cambi pillola?"
"Sì sì... Certo. Proprio non ricordavo di... "
"Succede".
"Sei l'eccezione in vent'anni di carriera".
"Confermo la regola".
"Già".
Esco dallo studio con la mia nuova ricetta in mano.

Dopo aver provato l'equivalente di metà negozio e aver segretamente riso delle espressioni esterrefatte della commessa ai commenti di Fratello ("Troppo zoccola - troppo casta - sembri una pera e ohmmioddio" con tanto di faccia disgustata), compro una maglia scollata e attillata con una grossa tigre serigrafata su un fianco. Sexy, sì, ma leggerissima. Probabilmente perirò di freddo, ma sarà stata una morte eroica. 

E' giunta l'ora.
Trionfante spengo la macchina e guardo l'orologio: merda. Io e la mia stupida abitudine di arrivare in anticipo. Mancano dieci minuti all'ora x e la mia temperatura corporea sfiora i -20. Questo cazzo di cappotto è carino e tutto quanto, ma non fa il suo dovere a sufficienza. Sparo al massimo il riscaldamento.
Due sigarette e dieci tentativi di domare il solito ciuffo ribelle dopo, una Civic nera si accosta e il bel volto di Mike sorride compiaciuto dietro il finestrino. Io ho tutti i vetri appannati, una densa nuvola di fumo aleggia per l'abitacolo e lo stupido ciuffo si ribella di nuovo. Uno spettacolo emozionante.
Con nonchalance mi chiudo la portiera alle spalle e faccio il mio ingresso nella sua macchina. Calda. Comoda. Accogliente. Profumata di Arbre Magique. Sono innamorata.
Parliamo un po' di tutto, tipici discorsi tra persone che non si conoscono. Mike è un interlocutore attento, fa molte domande e ascolta senza interrompere. Ci tappiamo in un pub e il dialogo prosegue tranquillo fino al fatidico momento: "Che dici, facciamo un giro?"
Sìsìsìsìsì!!! urla il mio corpo tutto.
Assolutamente NO, controbatte una voce che somiglia tanto a quella di mia sorella. E di Red. E della Bionda. E di Made e di tutte le persone che mi hanno consigliato di non dargliela vinta così facilmente.
Ma lui non vince nulla, nel senso: TU muori dalla voglia di portartelo a letto, sussurra sinuoso il Diavolo.
Poi però non lamentarti del fatto che collezioni trombamici, e non uno straccio di storia degna di questo nome, tuona severo l'Angelo. 
Lamentarsi? E quando mai?! 
Ma sì, esci con diversi uomini e ti diverti e credi di essere soddisfatta così ma sotto sotto ti manca un qualcosa di più stabile.
Ma vai a cagare.
Mentre metà cervello fa a botte con l'altra metà, io sorrido e prendo tempo.
"Vado un attimo al bagno".
Non dirò mai, mai alla toelette. Mi sa troppo di vecchia-signora-cortese.
Lavo le mani e mi guardo allo specchio: il ciuffo si sta facendo i cazzi suoi. Prima o poi lo decapito. Insomma, Vanessa, cosa fare? E' la prima volta che affronto un problema del genere, e il motivo è semplice: questo è il primo primo appuntamento della mia vita. Già. Finora è andata che:
A - Sono in un bar, un pub, un locale qualunque o al Crash
B - Noto o vengo notata da uno
C - Scopiamo e 
D - Ci si rivede oppure no.
Semplice. Non sono quel tipo di ragazza che aspetta ansiosamente il messaggio di buongiorno la mattina dopo: se condivido una bella serata mi basta così, poi quello che viene viene. Ed è interessante sottolineare che: il messaggio del buongiorno arriva quasi sempre, magari non la mattina dopo, ma arriva. Ed è interessante notare che: ho stretto numerose grandi amicizie in questo modo. Quando la scintilla affievolisce e il desiderio volge gli occhi verso nuove e inesplorate vie, è semplicemente inutile starsi a raccontare balle. Ho mai sbattuto la testa? No. Ho un talento innato nel trovare uomini disinteressati a un rapporto impegnativo e/o uomini che stimo ma di cui non potrei innamorarmi (e che non potrebbero mai innamorarsi di me) e/o uomini, eh già, fidanzati.
A fare la romantica, se e quando Lui verrà... Verrà. E che somigli a Brad Pitt, possibilmente.
Torno sulla terra e decido di provare qualcosa di nuovo: il rifiuto. Soffertissimo, ma sono dell'idea che un tentativo possa valere la pena. Così lo raggiungo e indosso il cappotto che fa finta di essere un cappotto ma in realtà non ripara proprio per un cazzo ed entro in macchina e dico tutto d'un fiato: "Magari è meglio aspettare".
Incredibile: L'HO DETTO!
L'Angelo esulta mentre il Diavolo mi osserva con odio e si infila due dita in gola facendo finta di vomitare.
Mike non si scompone: mi riporta alla macchina (ancora appannata, ma porca... ) e prima di congedarmi... Mi bacia. Un bacio lungo, tenero, memorabile.
Ci sa fare, sputacchia il Diavolo tra un finto conato e l'altro. Lo sai. 
Eh sì, lo capisco subito. Comunque ormai la decisione è presa, e sorrido beatamente per l'intero quarto d'ora che mi ci vuole per spannare tutti gli stupidi finestrini.

Continua...





domenica 20 gennaio 2013

Appuntamenti

Lui: "Un succo di pomodoro".
Bionda: "Non l'abbiamo... "
Io: "Niente Bloody Mary in questo bar".
Lei: "E cos'è questo Blady Meiri?"
Io: "Un cocktail che si fa con il succo di pomodoro... "
Lei: "Ah, quindi ha lavorato come barista?"
"... "
"... "
"... "
"La giornata comincia bene", commenta Blonde quando la coppia se l'è svignata.
A proposito di inizi: buon anno a tutti. Avete passato un buon Capodanno? Io sì, grazie. Ho lavorato, scopato con un tizio e lavorato di nuovo, procurandomi una serie di commenti velenosi da parte della Vecchia perché non mi sono presentata precisamente sobria. 
Cose che capitano.
Ah, il tizio: conosciuto al Crash, si chiama Matthew. 
"E' il terzo Matthew della mia vita", dico alla Rossa.
"Dunque d'ora in poi lo chiameremo Matthew the 3rd, per riconoscerlo", risponde lei.
Ha sempre idee brillanti, Red.
Ma passiamo oltre.
Da un paio di settimane a questa parte ho adocchiato un cliente. Mike. 
"Lo chiameremo Bollore", dice Red. E' che è veramente sexy, e tutte noi siamo d'accordo.
E insomma, scopro che Mike Bollore è amico di Alex. 
"Chiedi ad Alex di combinarti un appuntamento", dice Made.
"No", rispondo.
Sguardo sconcertato. 
Rewind: mesi fa ho scopato con Alex. Mi ha confessato di essere impegnato. Ho risposto che non me ne fregava niente. Mi ha confessato il suo amore. Gli ho gentilmente chiesto di cancellare il mio numero.
Non posso pretendere che sia disposto ad intercedere per me.
E invece intercede, e in men che non si dica mi ritrovo il numero di Bollore in rubrica.
Rientro a casa e mi piazzo in camera di Sorella.
"Che gli scrivo?"
Il pettine si inceppa su un nodo e Sorella sbuffa.
"Questo balsamo non vale un cazzo".
Si guarda allo specchio.
Mi fisso anch'io sul suo riflesso.
A me questo balsamo piace.
"Concisa e diretta", dice.
Ciao, sono Vanessa del bar, scrivo e leggo ad alta voce.
Fine.
No.
Esagerata.
Non hai espresso un concetto che sia uno.
Sei proprio bello, perciò...
"Non farmi ridere", dice Sorella.
Sei un fico della Madonna, perciò... 
Sguardo schifato.
Al bar ti chiamiamo Bollore, perciò... 
"Patetica".
Voglio scoparti.
"Un po' troppo diretta, direi".
La sincerità non è più apprezzata, oggigiorno.
Alex mi ha dato il tuo numero... Spero non ti dispiaccia - faccinasorridente.
"Può andare", dice Sorella.
Attendo. Sorrido al riflesso di Sorella che attenta alla vita di una ciocca tramite uso indiscriminato della piastra. Attendo. Canto sottovoce un pezzo dei Doors. 
"Non risponde", dico.
Non sono brava ad aspettare.
"Sono passati due minuti".
"Io in due minuti mando almeno dieci messaggi".
"Vane... "
"Eh".
"Niente sesso al primo appuntamento".
"Eh?"
"N-I-E-N-T-E-S-E-S-S-O. Baci sì, ma niente di più".
Cazzo.
"E perché?"
"Perché farsi desiderare è l'arma migliore, credimi".
Qualche sabato fa Tyler mi ha detto la stessa cosa. Forse dovrei rifletterci un po' su.
"Vedremo", dico.
Il cellulare trilla: un sms. Guardo... E' lui!
Lui che si dichiara assolutamente non dispiaciuto e che propone una birra.
Bene. 

E' domenica mattina, lavoro. Volgo le spalle al bancone mentre impacchetto un paio di cornetti. Ho le mani talmente congelate che potrei metterci tutta la giornata. 
Un minuto e un paio di imprecazioni dopo finisco e mi giro e... c'è lui. Mike Bollore in tutta la sua biondezza. Divento rossa come un peperone. Idiota. Idiota. Idiota.
"Ciao", dico.
"Ciao", dice lui.
Consegno il pacchetto alla cliente, che suppongo abbia deciso di non tornare mai più in questo bar per non rischiare di invecchiarci dentro, e sorrido. Idiota. Sembri proprio un'idiota.
"Come va?", chiede.
"Eh... Un po' assonnata ma bene. A te?"
"Bene bene".
Credo sia la prima volta che parliamo. 
Blonde ammicca da un angolo. Red, alle prese con caffè e cappuccini, non si accorge di niente. Made non l'ha mai visto, dunque mi sembra giusto e doveroso informarla mentre Blonde lo ragguaglia sul contenuto dei cornetti rimasti.
"E' lui".
"Cariiino".
"Visto?"
"Sì sì, assolutamente aggiudicato".
Torno sui miei passi. Schivo la Vecchia, stranamente di buon umore. Raggiungo il mio bello e sorrido e sto per dirgli qualcosa, non ricordo nemmeno cosa, evidentemente non qualcosa di così intelligente quindi forse dovrei ringraziare la Vecchia, e insomma sto per dire qualcosa di probabilmente stupido e di cui mi pentirò non appena Bollore se la svignerà quando la Vecchia, per l'appunto, guarda verso di noi e dice: "Oh, ma è carino!!!"
Solo che, quando si tratta di lei, dire non è il verbo adatto.
Urlare, forse.
Gridare.
Strepitare.
Sbraitare.
Strillare.
Insomma la frase risuona per tutto il locale e rimbomba tra le pareti affinché ogni singola creatura al momento presente abbia la possibilità di sentire e comprendere e ghignare sotto i baffi per la figura di merda che la barista, ovvero io, ha appena subito.
La trascrizione corretta sarebbe questa, in effetti: "OH, MA è CARIHNO!", con tanto di tradizionale alitata in mezzo alla parola.
Il tempo si arresta, e riparte subito dopo. Io sto ancora sorridendo, ed è con disinvolta nonchalance che dico: "E insomma oggi che fai?"
La speranza è che Bollore sia l'unico, nel raggio di un chilometro e mezzo, a non aver udito il commento quantomai inopportuno della strega. Solo che sta ridacchiando. Chiaro segno. Stupida vecchia.
Parliamo altri due minuti, poi mille persone decidono di consumare la colazione al bancone e occupano il 99,9% dello spazio disponibile, dunque Mike mi saluta e se ne va. Che vi andassero di traverso i cornetti, stronzi irrispettosi. Blonde intercetta il pensiero e annuisce.
"E' un bello spettacolo di prima mattina", commenta.
Come darle torto.

Continua... 



Io e lui nella mia mente




domenica 23 dicembre 2012

STUPIDIARIO

Il bar è gremito di gente e la Vecchia ha dispoticamente deciso che: la Rossa sta alla macchina del caffè, io le faccio da spalla (prendo gli ordini / apparecchio caffè e cappuccini / servizio al tavolo) e alla Bionda tocca il bancone delle brioches. 
Entra il Fico.
Gli servo il solito caffè macchiato.
"Stai sbavando sul bancone", mi dice la Rossa.
"Gnegne", rispondo.
La Bionda mi passa accanto reggendo in precario equilibrio due vassoi stracolmi di cornetti vari. Borbotta tra sé e sé, probabilmente sull'orlo di una crisi di nervi perché la sua postazione è la più vicina al trono dove la Vecchia parcheggia abitualmente le sontuose chiappe: la cassa. Peggio per lei.
"Mi darebbe un po' di latte freddo? E' troppo caldo", e indica il cappuccino.
Le passo una caraffina di latte freddo.
Due minuti dopo la cliente chiede un altro cappuccino. Noto che ha lasciato oltre metà del precedente. Nota che lo noto.
"E' troppo freddo", dice.
Genio.
La Bionda mi passa accanto con altri due vassoi straripanti. Ha smesso di borbottare. Brutto segno.
Entra il sosia di Richie Blackmore.
Vorrei baciarlo.
Sweet home Chicago alla radio.
"Potrei avere un orgasmo", dico alla Rossa.
"Per favore, vai in magazzino", risponde.
Insensibile.
La Bionda mi passa accanto con altro due vassoi, e...
"Scusi?"
La Bionda si blocca di colpo.
"Sì?"
"Vado in bagno".
Il cliente si dirige verso il bagno.
Per un momento restiamo tutte in silenzio.
"Ma vai un po' dove cazzo te pare", risponde d'un tratto la Bionda, e riparte senza preavviso.
"Giusta osservazione", dico all'aria.
"La stazione?", chiede la Rossa.
Insensibile e pure sorda. Mi asciugo le mani sulla sua parannanza.
"Allora... ", dice il cliente. "Vorrei due latti macchiati di cui uno col decaffeinato, un latte tiepido con cacao, un cappuccio scuro, tre caffè e cinque cornetti al cioccolato".
"E una fetta di culo no?", chiedo quando si è allontanato.
"VANESSAAAH! NIENTE PAROLACCEEEH!", strepita la Vecchia in faccia a un cliente. Il cliente si ripettina. Non tornerà mai più.
Per un momento non entra più nessuno, così decido di esiliarmi in magazzino per trangugiare la colazione. 
Trangugio.
Rubo un succo all'albicocca. 
Mi ricordo che sto lavorando e raggiungo la Rossa. 
Un miliardo di persone è stipato davanti al bancone in attesa del proprio turno.
"Il signore c'ha un caffè!", mi urla la Rossa mentre prepara un vassoio di aperitivi. 
Nel senso: fagli il caffè. 
"Beato lui", rispondo, e mi metto all'opera.
"Signorina?"
"Dica".
"Ci porta qualcosa?"
...
"Qualcosa tipo cosa?"
"Un aperitivo".
"Alcolico o analcolico?"
"Ah guardi, faccia lei, ci fidiamo".
Io sono per il Campari. Ghiaccio e arancia. Patatine. Glielo porto.
"Cos'è?"
"Campari".
"Oddio, non mi piace il Campari... "
Idiota di merda.
Riporto indietro la mia opera e preparo due Crodino.
"Cin", dico alla Rossa.
"Se la Vecchia ti vede ti scotenna".
"Ce n'è uno anche per te".
Brindiamo di nascosto, alla faccia di tutti.
Cin.


HOME

"E' da un po' che non ti si vede a casa", dice papà.
Trangugio il mio piatto di tagliatelle come se non mangiassi da mesi. In un certo senso è così: vado avanti a panini e tranci di pizza, la pasta la sogno la notte.
"Già... ", biascico.
"E che hai combinato ultimamente?"
Faccio mente locale:
Ho scopato con Tyler.
Ho scopato con Matthew.
Ho scopato con James.
Ho scopato con Scott.
Forse è il caso di mentire.
"Sai com'è, sono stata molto con la Rossa".
Non credo che se la sia bevuta.


TYLER

"Cosa fai durante la settimana?"
Domanda lecita, visto che ci vediamo solo il sabato notte.
"In prevalenza, lavoro".
"Detta così è deprimente".
Touché.
"Esco con la Rossa".
Dovrò informarla di tutto il tempo che passiamo insieme a sua insaputa, prima o poi.
"E con qualche decina di ragazzi, immagino".
"Ma che dici, Red è fidanzata".
"Bene".
Bene.


MATTHEW.

"Abbiamo venti minuti", dice appena entro in casa sua.
"Tu hai venti minuti", rispondo.
Sveltina pre-natalizia. Mi spoglio in due secondi e mi sistemo a pecorina sul suo divano, pronta ad accoglierlo.
"Hai veramente un bel culo", dice.
Grazie.


JAMES

"Domani torno a casa, dai miei".
Quindi: ultima scopata dell'anno. Gli lecco il cazzo con particolare lentezza, voglio che impazzisca.
Impazzisce.


RED

Facciamo shopping.
"Quindi non ti è piaciuto?"
"Troppo timido. Mi annoia".
Parliamo di Scott.
No future for you.
"E ieri?"
"Cosa?"
"Sei stata con Tyler?"
"Mi ha offerto una birra".
...
Mi guarda strano.
La guardo perplessa.
"Che?", chiedo.
"E dopo?"
"Dopo a casa".
"Sua".
"Lui sì, io no".
"Sa tanto di appuntamento".
Wow.
Un appuntamento.
"Qualche mattina fa abbiamo persino fatto colazione insieme, al bar".
Non al Crash, ovviamente: là gira il 90% dei miei trombamici.
"Quando ti fidanzi dimmelo in anticipo, che organizzo una festa".
Esagerata.
"Sarei una pessima fidanzata".
...
"Già", concorda.
Già.

Buon Natale.










venerdì 7 dicembre 2012

STUPIDIARIO

"Disegnerò un cuore con la schiuma sul tuo caffè macchiato", dico.
Lo dico più o meno tutte le volte. 
Il cliente, che è un cliente abituale, sorride e risponde: "Seh".
'Fanculo.
Preparo il caffè. Verso la schiuma. Viene fuori un'immagine informe. 
"E vualà", dico.
Il cliente osserva attentamente la mia opera. Mi guarda.
"Questo al massimo è un fegato", sentenzia.
Mi rifugio dietro al bancone con la morte nel cuore.
"Mi scusi, mi darebbe questo cornetto alla crema?", chiede una vecchietta indicando un cornetto vuoto.
Mi avvicino al vassoio dei cornetti alla crema e faccio per afferrarne uno, quando.
"No no, intendo questi qua", e indica un gruppo di cornetti vuoti.
"Quelli sono vuoti, signora".
"E non puoi riempirne uno?"
"Di crema?"
"Sì... "
...
...
"Ho almeno dieci cornetti alla crema, signora. Sono questi qua".
"Ma hanno lo zucchero a velo sopra".
"Non tutte le ciambelle escono con il buco".
"Non mi piace lo zucchero a velo".
A me non piace il tuo cappello, ma non è che te lo vengo a dire.
Calma, Vanessa.
"Che ne dice di un cornetto alla marmellata?"
"Non vado matta per la marmellata".
"Una veneziana, allora".
"Veramente vorrei un cornetto alla crema, ma siccome c'è lo zucchero a velo credo che prenderò solo un cappuccino".
Ringrazia il cielo che non posso permettermi una pistola.
"Vane? Il mobile vibra!", urla la mia collega dall'altra parte del bar.
Il mobile vibra, ovvero: il tuo cellulare nascosto nel cassetto dentro il mobile è vivo e sta suonando.
Vado.
Ho sette sms da leggere. Porca miseria: cosa succede?
Sms di Tyler: "Stasera?"
Conciso e diretto.
Rifletto: no, stasera niente Tyler.
"Secondo te l'herpes è una scusa accettabile per dare buca?", chiedo a Made, la mia collega.
"Ma tu non hai l'herpes".
"Infatti è una scusa".
"Sa tanto di scusa".
"Quindi no. Potrei dirgli che la Vecchia mi è inciampata addosso e devo ancora riprendermi dallo shock".
"Poco plausibile: non saresti sopravvissuta".
"Ho l'influenza".
"Non l'hai già avuta sabato?"
Merda. 
"Allora ceno da te".
"Basta che non ci provi con mio marito davanti ai bambini".
"Non ti preoccupare, è troppo pelato per i miei gusti".
Scarico Tyler.
Sms di Anthony: "Che fine hai fatto? Mi manca guardare film con te. Baci".
Io e Anthony non abbiamo mai visto un film insieme da quando ci conosciamo, ma stasera non ho voglia nemmeno di lui. Gli rifilo la scusa della cena. 
Sms di mamma: "Numero del mio dermatologo: 347*****54".
Ti odio, ma salvo il numero.
Sms di Matt: "All'80% stasera sono tuo. Ti faccio sapere entro le otto". 
Sguardo all'orologio: sono le otto e tre quarti. Solito Matt.
Però di lui ho voglia, così rispondo: "Ok".
Concisa e diretta.
"VANESSAAA!!!"
Il bar trema. 
"Sì?", rispondo mentre blocco il tintinnio dei bicchieri.
"COSA FAAAI? USI IL CELLULAREEE???"
"Certo che no, Signora. Sto spolverando i bicchieri!"
Mi guarda in cagnesco. 
Forse sta provando a uccidermi con la sola forza del pensiero. Forse mi sta leggendo la mente. Forse è andata in stand-by. Comunque sorrido.
Arriccia il naso.
Quasi mi aspetto di veder uscire una nuvoletta di fumo dalle narici.
La nuvoletta non esce.
"Fammi un caffè", ordina.
Subito.


MATT

"Sali".
"E Spike?"
"E' qua, ma si sta lavorando una tipa".
Buono. Chiudo la telefonata, accendo una sigaretta e provo a pettinarmi. L'aria è talmente umida che sembro appena uscita dalla doccia. 'Fanculo.
Citofono.
Quando Matt apre la porta una densa nuvola di fumo ne fuoriesce e le note di My Sharona svegliano più o meno tutto l'isolato. Entro. La piccola cucina è stipata di gente, tra cui: Spike.
Ubriaco come non lo vedevo da mesi.
"E adesso, se volete scusarci, dovete togliervi dai coglioni", dice Matt.
Lo guardo con stupore. Non è certo la gentilezza fatta uomo, ma cacciare così tutte queste persone...
Nessuno protesta e nel giro di dieci minuti siamo soli. Noi, e millemila bottiglie di Tennent's sparpagliate in ogni dove.
"Sei un cafone", dico.
"Ma a fin di bene", e mi attira a sé.
Il suo corpo è caldo e forte, in un attimo mi sciolgo. 
Dalla camera da letto giunge la voce di Jim Morrison che mi avverte che la gente è strana.
Normalmente mi lascerei coinvolgere da una fantasia erotica con Jim, ma Matt mi solleva e mi trasporta a letto e improvvisamente sono senza vestiti.
"Stavolta ti distruggo", sussurra.
"Ma io sono fatta d'acciaio".
Mi metto a pecorina, schiena inarcata, culo in bella vista. Mi afferra per i capelli ed entra con violenza. Gemo.
Mi sculaccia una volta.
Due volte.
Tre.
Tanto forte che domani sarò piena di lividi.
Rido.
"Voglio leccartelo".
"Mettiti in ginocchio". 
Obbedisco.
Una mano sulla nuca, mi costringe a prenderlo tutto in bocca. Una volta. Due.
Tre.
"Hai un cazzo stupendo", dico per la centesima volta.
E' vero.
"Tu sei tutta stupenda", risponde.
Lo facciamo per tre volte, con una sola sigaretta a mo' di pausa. Instancabile, questo Matt.
Poi... Mi addormento. Mai successo prima. In genere nei letti altrui resto sveglia per ore, e ammazzo il tempo chiacchierando - e di fatto rompendo i coglioni a chi ho di fianco, comprensibilmente intento a prendere sonno - o ripercorrendo con la mente i momenti salienti della scopata appena avvenuta.
Invece mi addormento come un sasso, e tra le braccia di Matt.

Suona il citofono.
Suona il citofono.
Ancora.
E ancora.
Mi sveglio di soprassalto, mi districo dall'abbraccio di Matt.
"Chi è?", chiedo stupidamente all'aria.
"Cazzo", risponde lui.
La sua fidanzata.
Mi vesto in fretta e furia. 
"Sali di sopra e aspetta che entri".
Un'immagine della pistola che avrei voluto usare contro la vecchietta al bar mi invade la mente.
Salgo di sopra. La finestra del pianerottolo è aperta. Congelo.
Sento appena la voce incazzata della fidanzata di Matt che gli rinfaccia qualcosa, poi la porta si chiude.
Mi accorgo che non ho fatto pipì, e dentro la mia testa avviene uno scontro: bussare e chiedere di usare il bagno - aka vendicarsi - o comportarmi correttamente e andare al Crash?
Vendicati.
Vattene.
Vendicati.
Vattene.
Inutile ragionare col proprio cervello. Me ne vado.


CRASH

"Dov'è Franz?"
Ho voglia di dare un pungo a qualcuno, e di mangiare un cornetto.
"Credo che sia morto", risponde Andy, il fratello/co-proprietario. 
"E il cadavere dov'è?"
"In cucina".
"Posso andare a punzecchiarlo?"
"Non è un bello spettacolo, te l'assicuro".
"Allora dammi un cornetto".
Che giornata di merda, ragazzi.


giovedì 6 dicembre 2012

Sabato, domenica e quant'altro


HOME SWEET HOME

"E quel ragazzo con cui esci, quel Tyler?"
Fulmino con lo sguardo Sorella che si è lasciata sfuggire questa preziosa informazione. Papà sta tagliando il pane. Ha gli occhi a cuoricino. Se non la smette di guardarmi trasognato si affetterà un dito.
"Tutto bene, grazie. Domani comunque vado a dilapidare lo stipendio con la Rossa... ", e blablabla vari con Sorella per sviare il discorso.
Dieci minuti dopo.
"Ma quindi state insieme?", chiede papà.
Mi giro verso di lui.
"No, papi. Usciamo".
"E cosa significa che uscite?"
Esito, e Fratello interviene: "Che scopano, oh pa'".
Come mandare a puttane una reputazione.


STUPIDIARIO

"E quei segni sul collo?"
Merda.
Quasi stacco il bottone del colletto della camicia per ispezionare approfonditamente lo stato del mio collo. Pieno di segni rossi, comunemente conosciuti come succhiotti. 
Merda.
"Tyler".
"E chi è ora 'sto Tyler?"
La mia collega è rimasta un po' indietro. D'altro canto, lavora con noi solo nei weekend. Le occasioni di aggiornarla sulla mia burrascosa vita sessuale sono piuttosto limitate. Non è che posso mettermi a raccontare di come Matthew mi ha scopata con ferocia l'ultima volta che ci siamo visti davanti ad una coppia figlio-dotata che è qui per godersi una colazione in allegria. Si strozzano col cornetto, questi. Eh.
"Uno... ", rispondo vagamente.
"Quello che ti ha accompagnata stamattina al lavoro?", chiede la Bionda.
Oh, non sfugge niente a queste qua.
"Sì, ho dormito da lui".
L'ho praticamente costretto: pretendeva di riaccompagnarmi alla macchina alle 4 di notte, dopo avermi scopata per quasi tre ore ed in posizioni che non credevo possibili in natura. Allora, semplicemente, mi sono parcheggiata sotto le coperte e lì sono rimasta fino alle 9, punto.
Nella vita ci vuole carattere.
"State insieme?"
Sbuffo.
"Cat, ma non ti ho insegnato niente? Mai fidanzarsi, mai. E' controproducente".
Il bancone ci separa dal cliente che sorseggia una Coca in bottiglia, e stiamo parlando discretamente piano, ma notiamo comunque che ride. Bene. La Vecchia ci osserva con odio. Male.
Carichiamo la lavastoviglie per dare l'impressione che stiamo lavorando.
E comunque ho scopato con Tyler. 
Nel senso: alla fine Tyler ha richiamato. 
Mi ha offerto una birra. 
D'accordo, più di una.
Mi ha offerto un passaggio fino alla macchina. 
Da tassista mancato ha preso una strada che non c'entrava niente e ci siamo trovati inspiegabilmente a casa sua.
Il resto potete immaginarlo da soli.
"Bravo?", chiede la Rossa.
"Bravo".
"Ottimo".
Il cliente se ne è andato. Probabilmente tornerà. Non c'è niente di meglio di tre ragazze che parlano tranquillamente di sesso per generare un habitué, dunque: la Vecchia dovrebbe smettere di lanciarci occhiate assassine e ringraziarci. Entra il sosia bianco di Obama.
"Un caffè per il signor Presidente", sussurro alla Rossa.
Entrano milleottocento bambini seguiti da tre mamme.
Allarme inquinamento acustico.
Allarme incolumità sedie, tavolini, bustine di zucchero e qualunque cosa si possa distruggere presente nel locale.
Allarme esaurimento pazienza.
"Passami il fucile", ordino all'aria.
"Al massimo posso darti la pinza per i cornetti", risponde la Rossa da un punto imprecisato alle mie spalle.
Non sono sicura di poterli uccidere tutti con una pinza, perciò decido di lasciar perdere. Raggiungo la Vecchia.
"A Natale posso mettere il cappello da Babbo Natale?"
"No".
"L'ho già comprato", confido alla Rossa.
"Anch'io", risponde.
Questo è il motivo per cui la amo: condividiamo lo stesso livello di cretinaggine.
Un nugolo di bambini spezzetta chili di tovaglioli e li tira in aria per imitare la neve.
"Passami la pinza", dico alla Rossa.
Entra mia mamma.
Oh cacchio.
I succhiotti.
La questione non è che possa scandalizzarsi barra incavolarsi barra rimanerci male o qualunque cosa provi una madre quando scopre i segni di ciò che la figlia ha fatto la notte precedente.
La questione è che mi ucciderebbe di domande inopportune. Mia mamma è una donna terribilmente curiosa, specialmente quando si tratta di uomini, e, dal momento che in famiglia tendo a mantenere un mutismo tombale su tutto ciò che riguarda ciò che faccio le notti precedenti, lo stato del mio collo equivale ad un autogoal.
"Ciao ma'".
"Ciao figlia. Mi fai un cappuccino mooolto schiumato?"
"Al vetro, no?"
"Certo".
"E con la crema di latte, non schiumato".
"Sì, quella".
"E col cacao", aggiunge la Rossa.
La classica cliente rompiballe. Non le ho insegnato proprio niente.
Eseguo.
Ho preventivamente rialzato il colletto della camicia per nascondere ogni centimetro di pelle, solo che così sembro una deficiente.
Mamma non nota niente. Questo mi dà da pensare.
"Hai un brufolo sul mento", dice a un certo punto.
Mi tocco il mento con sconcerto. Comincio a chiedermi cosa cazzo stava facendo il mio cervello quando mi sono guardata allo specchio questa mattina. 
"Non volevo dirtelo ma è vero: hai un brufolo sul mento", concorda la Rossa.
"Siete proprio delle brutte persone", concludo, e vado a spazzare il pavimento.



CRASH

Franz (proprietario del Crash nonché migliore amico): "Com'è andata la tua settimana?"

Vanessa: "Bene. Mi hanno dato della zoccola una volta sola".

Franz: "In netto miglioramento. E chi è il genio?"

Vane: "Una collega".

Un momento molto alto della mia carriera professionale.
Sono quasi due settimane che non scrivo qui. Il motivo è semplice: un fulmine ha spappolato ogni connessione Internet esistente nella zona in cui abito, dunque ci siamo trovati momentaneamente isolati dal resto del mondo. Solo che, dal momento che vivo in campagna e i miei unici vicini sono una vecchietta che alleva oche ed un rottweiler, capirete che la compagnia telefonica non ha ritenuto necessario designarci come prioritari, di fatto non cagandoci per giorni.
Nel frattempo sono successe un sacco di cose:
Tyler ha richiamato.
Ho dormito con Matt.
Ho ricevuto il primo quarto dello stipendio di Ottobre.
Ho speso il primo quarto dello stipendio di Ottobre.
Me ne sono pentita.
Ho dormito con Tyler.
Ho risposto alla collega che mi ha dato della zoccola che scopare ogni tanto fa bene all'umore.
Ho conosciuto il proprietario di un altro bar, carino. Lui, non il bar.
Si chiama Scott.
Mi ha offerto un lavoro, poi mi ha infilato la lingua in bocca e le mani sotto il maglione. Non necessariamente in quest'ordine.
Ho rifiutato il lavoro.
Ho ricevuto il secondo quarto dello stipendio di Ottobre, e ce l'ho ancora in tasca.
Ho dormito con Matt.
Ho chiesto a Spike di non stressarmi più. La teoria del Franz è che alla fine, gira che ti rigira, si sia preso una cotta. Male, molto male: le cose tra noi andavano a gonfie vele quando non c'era di mezzo il sentimento. Gli voglio un bene dell'anima, ma punto. Non vado più in là. 
E basta.
Essenzialmente sono queste le cose importanti.
Bentornata Vanessa.







venerdì 23 novembre 2012

Giovedì / Venerdì

CLANDESTINI





"Ciao", dice.
"Ciao", dico.
Rapida occhiata alle due ragazze che lo circondano, una a destra e una a sinistra. Domanda: qual è la sua fidanzata?
"Dove vai?", chiede.
"Vado", rispondo. 
"Ah bene... Buona serata!"
Ci separiamo, e: la mia direzione è casa sua, la sua direzione è ignota. Da dove diavolo spuntano quelle?!
Mi parcheggio in un vicoletto e accendo una sigaretta, perplessa. Forse la fidanzata gli ha fatto una sorpresa. Forse la mia mezz'ora di ritardo l'ha innervosito, e questa è una specie di vendetta. Forse...
"Ciao", dice.
"Ciao", dico.
Mi sorride.
"Ero uscito per venirti incontro, quelle sono le mie vicine di casa. Andiamo?"
Sì. 
Andiamo.

SESSO





In realtà tutto parte da una sigaretta: seduti in cucina uno di fronte all'altra, chiacchieriamo e ridiamo di Spike e del Crash. Dal momento che Matthew abita a tre metri dal bar, ho dovuto parcheggiare in culo al mondo e farmi almeno due chilometri a piedi, su tacchi proibitivi, per arrivare sin qui senza esser vista.
Glielo rinfaccio.
Mi offre un drink.
Bevo il drink.
"Spogliati", dice d'un tratto.

La sua lingua percorre le mie piccole labbra mentre gli succhio il cazzo con lentezza. 
Sa di sapone e dei miei umori. 
Mi piace.
D'improvviso mi solleva.
"Vieni sopra".
Obbedisco.
Accompagna il mio movimento tenendomi per i fianchi, e stringe, stringe, stringe fino a farmi male, e intanto gemo e mi lascio trafiggere dal suo grosso, bellissimo cazzo. 
L'orgasmo è quasi simultaneo. Mi accascio su di lui, sudata e soddisfatta, e sorrido.

Sigaretta in cucina, completamente nudi. Sorseggiamo nuovi drink e parliamo delle nostre esperienza.
"L'hai mai fatto con due uomini?"
"Sì, un paio di volte. Recentemente. Una fantasia che non sono ancora riuscita a soddisfare è scopare con una donna. Sono curiosa".
"Non ho mai parlato così liberamente di sesso con una ragazza".
"Il sesso è meraviglioso, trovo stupido censurarsi".

"Più forte", dico. "Lasciami il segno".
Mi sculaccia con violenza: domani avrò lividi su tutto il culo.
Piegata a pecorina, osservo allo specchio il riflesso di Matthew che entra ed esce, entra ed esce, entra ed esce da me. Guardare mi eccita sempre tantissimo.
Il mio personale, autobiografico, istantaneo porno in 3D.
Matthew mi sculaccia.
Osservo il suo corpo snello, muscoloso, perfetto. Ad ogni affondo gli si tendono gli addominali. Grosse vene sporgono dalle sue lunghe braccia. I nostri sguardi si incrociano.
Matthew mi sculaccia.
"Vienimi in faccia", dico ad un certo punto.
Mi volta, mi inginocchio di fronte a lui. Ci guardiamo negli occhi mentre glielo prendo in bocca.
Mi piace la sensazione dello sperma sulla pelle.
Mi piace, quando scopo con qualcuno e non ho la possibilità di fare la doccia, portare in giro il marchio invisibile della sborra sul mio corpo. Coccolo segretamente la consapevolezza della sua presenza: asciugato, sì, ma sempre lì. 
Mi piace conservarne il retrogusto il più a lungo possibile, quando lo ingoio. 
Matt mi scosta e un getto di sostanza salmastra mi colpisce una guancia. Chiudo gli occhi, sorrido. 
Mi lecco le labbra per sentirne il sapore: amaro. 
"Oggi sei amaro", dico.
Mi sorride di rimando.

Una volta, anni fa, condussi un esperimento con il mio ragazzo di allora. 
L'esperimento riguardava il sapore dello sperma, e l'intento era quello di dimostrare praticamente senza ombra di dubbio che sì, dipende anche dalla propria dieta.
Così, dopo esserci sommariamente documentati, abbiamo fissato un limite di tempo (una settimana) e un alimento (la banana) di cui il mio ragazzo avrebbe dovuto abusare, tutto per amore della scienza.
Ogni sera gli facevo un pompino.
Ogni sera inghiottivo il suo sperma.
Domenica sembrava leggermente più dolce.
Avevamo raggiunto il nostro scopo.
Poco dopo ci lasciammo.
Un amore sacrificato alla scienza.

Matthew è instancabile, io comincio a sentire la stanchezza. Sono pur sempre sveglia dalle 4.30 del mattino, io. 
Lo facciamo altre due volte, l'ultima delle quali mi ritrovo letteralmente a supplicare una pausa. 
"Sono vecchia", dico.
"Domani è un altro giorno", dice.
Ci addormentiamo guardando un film, non ricordo nemmeno quale. Abbracciati. Carezzandoci a vicenda.
Non sono mai stata così dolce in vita mia.


APPUNTI




Portarsi sempre in borsa uno spazzolino da denti.
Ho preso l'abitudine di girare con un paio di mutandine di ricambio nascoste in una tasca. Spesso mi capita di non tornare a casa per giorni e giorni, e in genere preparo uno zaino con il necessaire per sopravvivere. Ma non posso trascinarmelo sempre dietro, perciò.
Domani ne compro uno apposta.