venerdì 23 novembre 2012

Giovedì / Venerdì

CLANDESTINI





"Ciao", dice.
"Ciao", dico.
Rapida occhiata alle due ragazze che lo circondano, una a destra e una a sinistra. Domanda: qual è la sua fidanzata?
"Dove vai?", chiede.
"Vado", rispondo. 
"Ah bene... Buona serata!"
Ci separiamo, e: la mia direzione è casa sua, la sua direzione è ignota. Da dove diavolo spuntano quelle?!
Mi parcheggio in un vicoletto e accendo una sigaretta, perplessa. Forse la fidanzata gli ha fatto una sorpresa. Forse la mia mezz'ora di ritardo l'ha innervosito, e questa è una specie di vendetta. Forse...
"Ciao", dice.
"Ciao", dico.
Mi sorride.
"Ero uscito per venirti incontro, quelle sono le mie vicine di casa. Andiamo?"
Sì. 
Andiamo.

SESSO





In realtà tutto parte da una sigaretta: seduti in cucina uno di fronte all'altra, chiacchieriamo e ridiamo di Spike e del Crash. Dal momento che Matthew abita a tre metri dal bar, ho dovuto parcheggiare in culo al mondo e farmi almeno due chilometri a piedi, su tacchi proibitivi, per arrivare sin qui senza esser vista.
Glielo rinfaccio.
Mi offre un drink.
Bevo il drink.
"Spogliati", dice d'un tratto.

La sua lingua percorre le mie piccole labbra mentre gli succhio il cazzo con lentezza. 
Sa di sapone e dei miei umori. 
Mi piace.
D'improvviso mi solleva.
"Vieni sopra".
Obbedisco.
Accompagna il mio movimento tenendomi per i fianchi, e stringe, stringe, stringe fino a farmi male, e intanto gemo e mi lascio trafiggere dal suo grosso, bellissimo cazzo. 
L'orgasmo è quasi simultaneo. Mi accascio su di lui, sudata e soddisfatta, e sorrido.

Sigaretta in cucina, completamente nudi. Sorseggiamo nuovi drink e parliamo delle nostre esperienza.
"L'hai mai fatto con due uomini?"
"Sì, un paio di volte. Recentemente. Una fantasia che non sono ancora riuscita a soddisfare è scopare con una donna. Sono curiosa".
"Non ho mai parlato così liberamente di sesso con una ragazza".
"Il sesso è meraviglioso, trovo stupido censurarsi".

"Più forte", dico. "Lasciami il segno".
Mi sculaccia con violenza: domani avrò lividi su tutto il culo.
Piegata a pecorina, osservo allo specchio il riflesso di Matthew che entra ed esce, entra ed esce, entra ed esce da me. Guardare mi eccita sempre tantissimo.
Il mio personale, autobiografico, istantaneo porno in 3D.
Matthew mi sculaccia.
Osservo il suo corpo snello, muscoloso, perfetto. Ad ogni affondo gli si tendono gli addominali. Grosse vene sporgono dalle sue lunghe braccia. I nostri sguardi si incrociano.
Matthew mi sculaccia.
"Vienimi in faccia", dico ad un certo punto.
Mi volta, mi inginocchio di fronte a lui. Ci guardiamo negli occhi mentre glielo prendo in bocca.
Mi piace la sensazione dello sperma sulla pelle.
Mi piace, quando scopo con qualcuno e non ho la possibilità di fare la doccia, portare in giro il marchio invisibile della sborra sul mio corpo. Coccolo segretamente la consapevolezza della sua presenza: asciugato, sì, ma sempre lì. 
Mi piace conservarne il retrogusto il più a lungo possibile, quando lo ingoio. 
Matt mi scosta e un getto di sostanza salmastra mi colpisce una guancia. Chiudo gli occhi, sorrido. 
Mi lecco le labbra per sentirne il sapore: amaro. 
"Oggi sei amaro", dico.
Mi sorride di rimando.

Una volta, anni fa, condussi un esperimento con il mio ragazzo di allora. 
L'esperimento riguardava il sapore dello sperma, e l'intento era quello di dimostrare praticamente senza ombra di dubbio che sì, dipende anche dalla propria dieta.
Così, dopo esserci sommariamente documentati, abbiamo fissato un limite di tempo (una settimana) e un alimento (la banana) di cui il mio ragazzo avrebbe dovuto abusare, tutto per amore della scienza.
Ogni sera gli facevo un pompino.
Ogni sera inghiottivo il suo sperma.
Domenica sembrava leggermente più dolce.
Avevamo raggiunto il nostro scopo.
Poco dopo ci lasciammo.
Un amore sacrificato alla scienza.

Matthew è instancabile, io comincio a sentire la stanchezza. Sono pur sempre sveglia dalle 4.30 del mattino, io. 
Lo facciamo altre due volte, l'ultima delle quali mi ritrovo letteralmente a supplicare una pausa. 
"Sono vecchia", dico.
"Domani è un altro giorno", dice.
Ci addormentiamo guardando un film, non ricordo nemmeno quale. Abbracciati. Carezzandoci a vicenda.
Non sono mai stata così dolce in vita mia.


APPUNTI




Portarsi sempre in borsa uno spazzolino da denti.
Ho preso l'abitudine di girare con un paio di mutandine di ricambio nascoste in una tasca. Spesso mi capita di non tornare a casa per giorni e giorni, e in genere preparo uno zaino con il necessaire per sopravvivere. Ma non posso trascinarmelo sempre dietro, perciò.
Domani ne compro uno apposta.










mercoledì 21 novembre 2012

Lunedì / Martedì

SESSO



"E' ora che tagli i capelli", dico a Spike.
Stesi a letto, ancora perfettamente vestiti, ci stiamo smezzando una sigaretta. La notte è giovane.
"Perché, cos'hanno che non va?"
"Sembra che hai un panettone in testa".
Attacco di risa convulse, Spike mi guarda con aria offesa.
"Vattene" dice.
"Se varcassi quella soglia mi inseguiresti fino alla macchina".
"No no, dico sul serio, vattene".
Spegne la sigaretta e parcheggia il posacenere per terra. Mi metto a cavalcioni su di lui.
"E se faccio così?"
Comincio a slacciargli i jeans.
"No", risponde imbronciato.
"E se faccio così?"
Sfilo pantaloni e boxer e li butto da una parte.
"No, nemmeno".
"E così?"
Percorro l'asta rigida con la lingua e bacio la cappella con affetto. Conosco questo cazzo fino all'ultima minuscola venuzza, e devo proprio dire che è un bel cazzo.
"Hai proprio un bel cazzo", informo il proprietario.
"D'accordo", risponde, "Puoi restare".


CRASH



"Quanto è sexy, mamma mia... "
Solito bar, caffè e sigaretta post-scopata con Spike. Segue il mio sguardo fino a vedere di chi sto parlando: Matthew il romano, una meraviglia della natura che studia medicina e frequenta saltuariamente il Crash.
"No", dice Spike.
"No cosa?"
L'unica volta che io e Matt ci siamo rivolti la parola eravamo entrambi piuttosto ubriachi, e ho un vago ricordo di una confusa discussione sulle gioie del fisting. Ha anche detto che sono una bella sorca, e questo me lo ricordo bene.
"Scordatelo".
"Perché?"
Ancora questa stupida gelosia?
"Esce con la mia migliore amica".
"E quindi?"
Mi guarda con serietà.
"Per una volta, prova a ragionare come una persona dotata di coscienza".
Una frase terribilmente complessa, per i parametri di Spike. Deve tenerci davvero.
"Ok".


LAVORO



La Rossa sta preparando quattro spremute d'arancia.
Ovviamente cinque minuti fa circa ha pulito lo spremiagrumi, perciò ce lo aspettavamo. E' una legge naturale che accomuna tutti i bar: lavi lo spremiagrumi e chiedono una spremuta. Pulisci la macchina del caffè e chiedono un caffè. Pensi a quanto ti piace questo lavoro ed entra la Vecchia.
"Ho un quesito", dico.
"Io l'istinto omicida a palla, ma dimmi pure".
Si lamenta, lei. Sono reduce dalla preparazione di cinque diverse cioccolate calde, e lei si lamenta.
"Andare a letto con il fidanzato della migliore amica del mio trombamico di fiducia è immorale?"
Mi guarda.
La guardo.
Ci guardiamo.
"Da quando ti preoccupi di questioni morali?", mi chiede.
"Non è che mi preoccupo, è solo per sapere".
"E questo tizio com'è?"
"Hai presente il fisico di Brad Pitt in The snatch? Solo, con meno tatuaggi".
Breve sguardo d'intesa.
"Allora no", conclude. "Non è affatto immorale".


THE SNATCH



Non so come succede, fatto sta che stringo un microfono in mano e canto a squarciagola accanto a Matthew. Siamo in un locale che non ho mai frequentato prima. Fa un caldo boia. Matthew è in maglietta. Potrei svenire.
La canzone è Imagine e non ho idea di chi l'abbia scelta. L'importante è partecipare.
Spike non c'è (il buttafuori del locale l'ha giudicato non idoneo - leggasi: ubriachezza molesta - e l'ha allontanato senza troppi complimenti), così ne approfitto per strusciarmi contro il corpo statuario di Matt. 
Un'oretta fa, mentre ero sotto la doccia e meditavo sul da farsi per la serata, ho deciso di comportarmi da persona per bene. Per fugare ogni dubbio, e un po' anche per pigrizia, ho abbandonato l'intento di farmi la ceretta inguinale (leggera ricrescita, ma sono piuttosto ossessionata dall'argomento e generalmente preferisco inventare scuse rocambolesche e anche abbastanza umilianti piuttosto che lasciare che qualcuno sfiori - con le mani o con la lingua - i miei neonati peletti). 
Ballo addosso a Matthew.
Matthew mi palpa il culo con una certa forza.
Ballo addosso a Matthew.
Con la coscia avverto la sua erezione.
Ogni buon proposito se ne va allegramente a puttane, e mezz'ora dopo ho la sua lingua in bocca e le sue mani sotto il maglione - castissimo abbigliamento.
Alla tua salute, Spike.
Mi ritrovo a casa di Matthew assieme a due amici completamente fatti d'erba. La musica è altissima, essenzialmente roba dei Doors (Jim, oh Jim), e balliamo scompagnati e ridiamo come matti. Pensare che non ho nemmeno bevuto. 
Sono le 4 quando Matt propone la pasta e si mette ai fornelli. 
Mi siedo tra Jack e Daniel - mai soprannomi furono più adatti, e viaggiano pure sempre in coppia - e ascolto i loro discorsi astrusi, lanciando di tanto in tanto occhiate lussuriose alla schiena larga di Matt.
"Ti saluta il greco grasso".
"Chi?"
"Il greco grasso!"
"E chi è?"
"Il greco grasso!!! "
"Ma quanto è grasso?"
Seguono goffi e barcollanti tentativi di imitare una stazza notevole. 
"Ha un neo sulla guancia".
"Quale guancia?"
"Ma che ne so io, quale guancia!".
Mi accosto a Matt e lo osservo cucinare. Gli sorrido. Mi sorride.
Ci sorridiamo.
"Sono bagnata", dico.
"Mangiamo la pasta e caccio questi due", risponde.

Sono le 5 e ho il cazzo di Matt nel culo. Nudo è uno spettacolo mozzafiato, e ha delle mani enormi. 
Jack e Daniel sono ancora in casa, precisamente in salotto, e probabilmente stanno sentendo tutto. Il fatto è che abbiamo giudicato inadatte le loro condizioni ad un incolume rientro alle rispettive case, dunque li abbiamo abbandonati di là e punto.
Matt mi stritola i fianchi.
Gemo.
Mi viene dentro.

Sono le 6 e ho il cazzo di Matt in bocca. 
"Quanto cazzo sei bella", dice. 
Mi viene in faccia. 

Sono le 7 e stavolta sto sopra. 
Ho tutto il suo cazzo dentro, e saltuariamente un suo dito nel culo. 
Sudore contro sudore, fa terribilmente caldo.
Il ritmo è lento, ci baciamo spesso e la cosa mi stupisce: in genere non amo molto baciare. 
Sorrido e pronuncio il suo nome tra un sospiro e l'altro: piace sempre a tutti. Infatti mi stringe più forte i fianchi e mi gira, sta lui sopra adesso, il suo bellissimo corpo è a completo contatto con il mio e mi sento piccolissima, piccola e vulnerabile. Sensazioni inedite, dolci, anche un po' spaventose.
Ora mi lecca, lingua contro clitoride, e quando vengo mi stringe una mano nella sua. Poi torna su, è di nuovo dentro, abbandona la dolcezza e mi scopa con ferocia. 
Mi viene dentro, poi crolliamo esausti e nudi l'uno accanto all'altra.
Jack e Daniel non danno segni di vita.
Il sole fa capolino dalla finestra.
Sguardo all'orologio: sono le 8.30 del mattino e tra meno di quattro ore devo andare al lavoro.
Metto la sveglia.
Mi avvinghio a Matt.
"Non deve saperlo nessuno", gli dico.
"So di Spike. Mi ha chiesto di non scoparti", risponde.
Dovrei ucciderlo, quell'impiccione. 
"Grazie per essertene fregato, allora".
"Scherzi? E' stato fantastico".
Vero.
Mi addormento così: guancia sul suo bicipite e mano nella mano. Tutto molto romantico. La stranezza è che, nonostante io combatta ogni notte una guerra silenziosa contro cuscini e lenzuola, due ore dopo mi risveglio nella stessa identica posizione e, anzi, siamo ancora più appiccicati di prima. Il freddo, indubbiamente.
Lui continua a dormire, perciò mi districo dal suo abbraccio, mi rivesto in silenzio, mi accerto che Jack e Daniel respirino ancora (sembrano due cadaveri, stretti e miseri nel divano del salotto) e me ne vado.
A presto, Matt.







giovedì 15 novembre 2012

Mercoledì

CRASH

No, non mi sono schiantata da qualche parte: Crash è il nome del bar che frequento come cliente, e non come barista. Principalmente meta di pazzi scatenati, dunque non potevo proprio mancare.
"Il mio cappuccino", chiedo al Franz.
Perché io ho un cappuccino: bollente ai limiti dell'autocombustione.
Sono la classica cliente rompicazzo ma, diamine, devo pur prendermi le mie rivincite.
"Prego", dice Franz, e mi avvicina la tazza in ebollizione.
Entra Spike, il mio trombamico.
"Stasera ti aspetto", dichiara.
Non una domanda: un'affermazione..
Bevo il mio cappuccio da ustione di quarto grado.
Lecco il cucchiaino guardando Spike con aria maliziosa: ok, stasera aspettami.
Entra James, il mio trombamico.
Saluto casto su una guancia, ma solo perché per l'opinione pubblica è fidanzato.
Entra Anthony, il mio trombamico.
La situazione comincia a farsi pesante, anche se tutti e tre sanno di tutti e tre.
Saluto casto su una guancia, fidanzato anche lui e blablabla.
E' che li ho conosciuti tutti qui e in realtà, per dirla tutta, quand'ho cominciato a frequentare il Crash avevo un altro obiettivo: scopare Franz, uno dei proprietari. Ma mi è andata male, così mi sono accontentata della clientela.
Puttana! urla una voce nella mia testa.
Per l'esattezza, mi rispondo.
Ah, che meraviglia la vita da single.

LAVORO

"Cambiamo musica".
"Eh?"
"Metto un cd".
Mi avvicino di soppiatto alla radio e penetro il lettore con una compilation di mia fabbricazione. La Vecchia fa le parole crociate, non nota nulla.
"Che roba è?", chiede la Bionda. 
Un'altra collega, un po' smorta rispetto alla Rossa (sempre nel mio cuore) ma pur sempre simpatica.
"Rock".
"Ah bene! Ligabue è il mio cantante preferito!"
"Uhm no... Parlo di altra roba, io".
Sunshine of your love, Cream.
Il mio cuore si riempie di amore.
"Cosa c'è in quel panino?"
Guardo, e ci sono almeno quindici panini.
"Quale, scusi?"
"Quello a destra".
"La mia destra o la sua?"
"Quello con la forma strana".
"... "
"Rettangolare".
"Il toast?"
"No, l'altro".
"Forma strana... Mi viene in mente solo il triangolo, e dentro c'è... "
"No no, intendo l'altro, quello a destra".
Sto cominciando a perdere la pazienza.
"Non ci sono panini rettangolari, signore".
"Infatti non è proprio rettangolare, ma non mi viene il termine".
Rainbow in the dark, Rainbow.
Dio aiutami.
"Io qui vedo solo sandwich", esasperata.
"Infatti è un sandwich".
"E da quando i sandwich sono rettangolari?!"
"Forse perché pensavo al fagotto... "
"Eh, ma di fagotti io non ne vedo, essendo finiti".
"Ha ragione. Mi dia la piadina allora, va'".
Conto fino a dieci. Scaldo la piadina.
"Tyler ti ha chiamato, poi?"
"Non è il momento", rispondo alla Bionda.
Highway star, Deep Purple. Direttamente dal Made in Japan. Comincio a tranquillizzarmi.
Certe persone dovrebbero veramente sotterrarsi, a mio parere.
"Cosa c'è nella meringa?", chiede una vecchietta.
"Panna".
"E?"
"Solo panna".
"Ah. Ha l'aria così rigonfia".
Forse perché c'è la panna.
18 and life, Skid Row. Parte in automatico la fantasia erotica con il Sebastian Bach dell'epoca (fico assoluto).
"Una pizza con le patate".
Ne afferro una a caso.
"No no, non quella. Quella", e indica nel mucchio spiaccicando un dito sporco contro il vetro.
Ne afferro un'altra.
"No, quella dietro. Scusi sa, ma ha più patate".
Ma come cazzo fai a saperlo se era dietro?
Roba da pazzi.
Unconfortably numb, Pink Floyd. 
"Niente Ligabue, sorella", dico alla Bionda.
"Strano che la Vecchia non abbia già sbroccato", risponde. 
"Magari da giovane era una groupie".
La guardiamo: no.
Locomotive, Guns n' Roses, e subito dopo la versione di Hush dei Gotthard. Orgasmo in avvicinamento.
"Una Tennent's", chiede un tizio in chiodo e stivali.
"Metti la musica giusta e arrivano i clienti giusti", faccio notare alla Bionda.
"Alla salute", dice il tizio.
"Comunque no, Tyler non ha chiamato".
'Fanculo: quasi quasi me la faccio anch'io una Tennent's.
La Bionda intercetta i miei pensieri e mi dissuade. Brava ragazza, lei.
I was made for loving you, Kiss.
Immigrant song, i meravigliosi Zeppelin.
Pulisco la macchina del caffè duettando con Plant.
E poi... 
Back in black, AC/DC.
Penso: Forse questa è esager... 
"CHE ROBA AVETE MESSO ALLA RADIO???", ruggisce prevedibilmente la Vecchia.
Se non altro, metà giornata me la sono fatta con alcuni dei grandi amori della mia vita.
Bicchiere mezzo pieno, Vanessa, e si torna a Ligabue.


SESSO

"Chi ti ha fatto questi lividi?", chiede Spike.
Sono piegata a novanta gradi, culo per aria e gomiti poggiati sulla cassettiera di camera sua. I nostri sguardi riflessi allo specchio si incrociano. Si riferisce chiaramente ai lividi che ho sul sedere.
"Tyler", rispondo.
Maledetto Tyler.
"E questi?"
Si riferisce chiaramente a quelli sulle cosce.
"Chris... credo".
Un altro pugile. 
"E questo?"
Spike non parla mai quando scopiamo. Qualcosa non va.
"Quello sul fianco? Tu!"
"Ah, ecco. Non riconoscevo la mia opera!"
Mi trasporta sul letto e mi lecca con sapienza fino all'orgasmo. 
Il numero uno, Spike.
"Il mio livido è il più bello", dice poco prima di venirmi sulle tette.
Raccolgo un po' di sperma col dito e lo assaggio, una mia abitudine.
"Non è che mi diventi geloso, eh, Spike?"
"Accendimi la sigaretta", cambia discorso.
Merda, penso.
"Vado a casa", dico.
Ed eccomi qui.
Buonanotte, miei cari.








martedì 13 novembre 2012

Lunedì

PORNO



Suona la sveglia.
Grugnisco e la rimando di cinque minuti.

Suona la sveglia.
Mi rigiro e la rimando di cinque minuti.

Suona la sveglia.
Impreco sottovoce e... "VANESSA, SPEGNI QUELLA CAZZO DI SVEGLIA!!!" urla mio fratello dalla stanza accanto.
Forse, al suo posto avrei fatto lo stesso.
Spengo la sveglia ma resto immobile: una voce nella mia testa cinguetta nonc'hovoglianonc'hovoglianonc'hovogliaooohcheppalle e allora non mi muovo. L'ultima volta che ho obbedito alla voce (domenica mattina) mi sono riaddormentata e sono arrivata un'ora in ritardo al lavoro, ma adesso non ha importanza: stanotte ho sognato Matt.
La risposta pugliese a Chris Evans. Il sogno erotico di tutte le donne del villaggio dove ho passato le mie vacanze estive nel 2011 e nel 2012.
Questo, l'inizio della mia storia con Matt: lo noto, gli sorrido, dico di sì quando mi invita a visitare la sua roulotte. 
Dopo quella sera mi ci sono praticamente trasferita, nella sua roulotte, e stessa cosa quest'anno.
E stanotte l'ho sognato.
E di preciso ho sognato questo:

schiacciata tra le piastrelle della doccia e il corpo di Matt,
gemo a mezza voce nella speranza che qualcuno, là fuori,
ci senta.
Esibizionista persino nei sogni, Vanessa.
Matt mi tiene sollevata, è forte, è maschio e
mi scopa con ferocia, tanto forte che gli pianto le unghie sulla schiena.
Non me ne accorgo.
Non se ne accorge, o forse sì: mi lascia andare e
mi volta e
inarco la schiena per regalargli la miglior visuale del mio culo:
mi sculaccia, forte, resterà sicuramente il segno,
poi s'inumidisce un dito e con delicatezza entra nel mio antro più segreto.
Gemo.
S'inginocchia e mi lecca a lungo.
Sono rilassata.
Si sputa sul cazzo e piano piano, con insolita gentilezza,
è dentro.
Dolore, dolore, dolore e poi
piacere, piacere, piacere violento che
si trasforma in brividi che
si trasformano in ondate che
mi fanno perdere la ragione e mi tiene per i fianchi, mi sbatte contro di sé,
l'orgasmo mi conquista potente ed è lui a sorreggermi altrimenti cado in ginocchio.
Allora mi volta di nuovo, e
mi tira giù e
mi viene in faccia.
Sorrido e apro la bocca: lo assaggio, è buono.
Lo guardo negli occhi mentre
con le dita mi spalmo un po' di sborra su una guancia e le labbra.
Alla fine ridiamo, mezzo villaggio ci ha sicuramente sentiti.
E, soprattutto, non ho i fazzoletti...

Non ricordo più nulla, se non un bassotto che abbaia come un matto a un albero. Un altro sogno, indubbiamente.
Ebbene, Matt.
Storia vera? Quasi: quella volta non mi è venuto in faccia ma nel culo.
Dettagli.
E intanto la mia mano si è intrufolata sotto i pantaloni del pigiama e si fa largo tra le grandi labbra. Sospiro di piacere.
Voglia, voglia di Matt... 


LAVORO



"Un Crodino".
"Ghiaccio e arancia?"
"No no, un Crodino".
"... "
Lo prendo come un no.
Preparo un Crodino senza ghiaccio e arancia e glielo porto.
"Scusi, mi ci metterebbe un po' di ghiaccio?"
Ho un vaffanculo in punta di lingua, ma mi trattengo per amore del mio posto di lavoro. La Vecchia è in agguato da qualche parte, perciò torno sui miei passi e sbatto quattro stupidi cubetti nello stupido bicchiere, sincerandomi di versare quante più gocce possibili.
"Ti vedo nervosa", dice la Rossa.
Sono nervosa.
"Tyler non ha ancora chiamato".
"Devi dare tempo al tempo, e soprattutto non chiamarlo tu".
Ha ragione: le regole del gioco prevedono che io me ne stia dietro questo bancone a contare i minuti e lanciare occhiate di soppiatto al cellulare nascosto in un cassetto. Aspettare Tyler. Aspettare Tyler. 
Forse la serata non è andata poi così bene.
Forse si è annoiato.
Forse regina dei pompini è un complimento che fa a tutte. 
Poi la parte intelligente del mio cervello torna in vita, e comincio a ragionare.
Io sono generalmente poco paranoica. Anzi: sono io che, generalmente, faccio aspettare. Questo rovesciamento di ruoli mi rende deficiente. 
Comunque piove, e a me la pioggia fa venire il malumore. Ho un'idea.
"Perché non apre un bar ai Caraibi, Signora? Potremmo gestirlo io e La Rossa", propongo alla Vecchia.
"Vai a sparecchiare quei tavoli". 
Stronza: quei tavoli ospitano i residuati bellici di un aperitivo di mamme con mocciosi al seguito. 
"Dovrò usare la fiamma ossidrica", mi lamento con la Rossa.
"Di là c'è l'acido per sturare il cesso, se ti interessa".
"Comunque", riprendo a parlare come se non avessi appena raschiato un'ex crostatina alla marmellata da una sedia e asciugato almeno un litro di Coca Cola appiccicaticcia sul pavimento, "sai come si capisce immediatamente il livello di esperienza di un uomo?"
"Esperienza a letto?"
"Eh".
"No".
La Vecchia guarda dalla nostra parte. Abbasso la voce.
"Dal tempo che ci mette a slacciarti il reggiseno. La misura va da chi ci riesce appena lo tocca a chi non ci riesce proprio, e allora devi farlo tu. A quel punto sai di avere a che fare con una vera schiappa".
La Vecchia si avvicina.
"E' matematica, ragazza", concludo.
La Vecchia è a un metro scarso.
"E quindi", riprendo a voce esageratamente alta, "la macinatura del caffè così è im-pec-ca-bi-le!"
La Vecchia ci guarda torva, e se ne va.


SESSO



Niente.
Dovrò accontentarmi del sogno su Matt, stasera. 
Mangio un biscotto.





domenica 11 novembre 2012

Venerdì / Sabato

ROCK



Franz e il Lupo suonano, stasera, perciò sono in tenuta da concerto: indosso roba talmente attillata che respiro a fatica, ma mi sento figa e continuo a ripetere tra me e me che chi bella vuole apparire deve soffrire.
E poi, a breve dovrebbe arrivare Tyler. E' la prima volta che usciamo.
Tyler.
Tyler fa pugilato e guida una Harley.
Non sono mai riuscita a contargli tutti i tatuaggi.
Tyler è moro e alto e virile e mioddio ha due bicipiti che...
Tyler mi appare accanto, d'improvviso, e mi becca con la tipica aria da ebete di chi si sta vivendo un film porno mentale in tempo reale. Alla faccia della figaggine e tutte quelle cagate sulla sofferenza.
Mi do un contegno e lo saluto con moderato entusiasmo: sono pur sempre alla terza birra, io.
E l'alcol lo reggo da schifo.
Già prevedo che tra un paio di sorsi comincerò a ridere per qualunque stronzata.
Il Lupo canta a squarciagola e mi guarda fisso. Male: è l'ex della mia migliore amica, un territorio assolutamente off limits. Non sono dotata di gran coscienza ma decido di trattenermi, e poi c'è Tyler.
Tyler che mi offre un'altra birra, e al bancone del bar incontro la Rossa - la mia collega del cuore - che sorseggia il vodka lemon numero non lo so, ma sicuramente vergognoso. Ci salutiamo enfaticamente, come se non fossimo venute qua insieme. Segue uno scambio di battute di cui non ricordo nulla.
Sigaretta fuori con Tyler: sono alla quinta birra e barcollo un po', ovvero rischio la morte (tacco 12, pure scomodi, perché chi bella vuol apparire e bla bla bla).
Ridiamo.
Lo informo che mi scappano almeno 10 litri di pipì - un flirt impeccabile, Vanessa. 
Nel frattempo Franz e il Lupo hanno lasciato il palco a un altro gruppo che, secondo il mio modesto parere, fa proprio cagare. Tyler è d'accordo con me, perciò abbandono la Rossa al suo destino e me la svigno con lui.

No, non abbiamo scopato.
Abbiamo fatto un giro in macchina e ci siamo baciati castamente, per poi darci la buonanotte e prometterci di sentirci il giorno dopo. Incredibile, ma vero.


LAVORO



"Cazzo, sei una mummia", è la prima cosa che dico alla Rossa.
Sono le 5.40 e, da quello che mi racconta, è rientrata dal concerto alle due.
Be', io alle 4.
Sarà una giornata lunghissima.
"Mi porterebbe il caffè fuori, se non è un problema?"
"Signore... Ma piove", risponde la Rossa.
I tavolini sono tutti bagnati e abbiamo ammainato il tendone del bar causa forti venti. In pratica, non c'è uno straccio di riparo.
"Ah, non si preoccupi. Mi piace la pioggia!"
Se lo dice lei.
La Rossa ritorna e io attacco a parlare di Tyler.
"L'ho palpato un po', secondo me ce l'ha bello grosso", dico.
"E com'è che non avete, uhm... approfondito?"
Bella domanda. Forse mi sto rammollendo.
Comunque mi è venuto il raffreddore, e mentre tento di stappare una bottiglietta di Coca Cola starnutisco con disastrose conseguenze: l'intruglio marrone conquista il bancone.
La Vecchia mi osserva con occhio torvo da un angolo, facendomi sentire vagamente sotto accusa. Signora, vorrei spiegarle, chi bella vuol apparire... sì, insomma, non potevo mettermi un maglione di lana, ieri sera, invece mi limito a mandarla a cagare mentalmente e riprendo a meditare sulle misure del pugile.
"Un bombolone", dice la cliente.
Acchiappo il bombolone.
"Mi potrebbe togliere la crema?"
"Non le conviene prendere la ciambella?"
"Sa, non ci avevo mai pensato!"
Il cervello non sta lì solo per riempire il cranio, sa?
"Ma quindi vi siete solo baciati?", chiede di punto in bianco la Rossa.
"Sì. Forse è la prima volta in vita mia che non scopo con qualcuno al primo appuntamento".
"Significherà pur qualcosa", conclude lei.
Nel frattempo preparo un caffè al vetro con un cubetto di ghiaccio - porcheria! - e lo servo al pazzo che l'ha richiesto.
Entra il sosia di Obama. 
Non ha l'aria molto riposata.
"Non dev'essere facile, fare il Presidente", dice la Rossa.
Annuisco.
Gli chiedo cosa desidera con particolare gentilezza, per fargli capire che sono dalla sua parte e sostengo la sua linea di governo. Non sembra notare alcuna differenza, perciò dopo dieci secondi smetto di fare l'idiota e assumo un'aria più professionale. Solo che non mi riesce tanto bene, dal momento che la Vecchia mi dice:
"Sembra che ti è passato sopra un camion".
Gentilissima.
Per fortuna sono le due, tra mezz'ora finisce il turno e poi sarò libera di stravaccarmi sul divano e dormire come un'anziana.
Entra un cliente.
"Buongiorno", saluto.
"Buonasera", saluta la Rossa.
Ci guardiamo.
"Dobbiamo organizzarci", dichiaro, e mi trascino stancamente alla macchina del caffè.
Mezz'ora.
Resisti un'altra mezz'ora.


SFIGA



Buco una gomma. 
Parcheggio di fortuna.
Piove a dirotto.
"Merda", dico al volante.
Non so cambiare le ruote, ovviamente.
Allora adotto un metodo infallibile: doppie frecce, apro il cofano e mi piazzo accanto alla macchina con l'aria smarrita di una cerbiattina in difficoltà. Tempo due minuti e due ragazzi si fermano, prodighi di buone maniere e mani forti.
Essere donna è proprio una gran figata.


SESSO



E infatti Tyler ha un gran bel cazzo, ho indovinato.
Lo succhio con passione mentre lui fuma una sigaretta e sussurra: "Sono un vizioso".
Siamo a casa sua, lui seduto sul divano ed io inginocchiata per terra, semi nuda. Ho addosso solo i pantaloni, e perché? Perché mi sono tornate, che razza di sfiga.
"Cazzo, Vane", dice.
"Sei la regina dei pompini".
Mi galvanizzo. 
Con una mano massaggio le palle mentre con l'altra accompagno il movimento della bocca.
La verità è che l'unico segreto per fare un signor pompino è amare il cazzo, godere insieme a lui, studiarne ogni minimo particolare con labbra e lingua. Venerarlo. E io in questo momento lo venero, lo adoro con ogni singola particella del mio corpo, lo riverisco come la migliore delle schiave.
Mi fa sentire un po' così, Tyler, un po' sottomessa, con quei muscoli possenti e la sicurezza di uno che ha alle spalle dieci anni di esperienza più di me. Una bella sensazione.
Mi viene in bocca.
Ingoio.
Bevo un po' d'acqua e ce ne stiamo così, accoccolati sul divano a parlare per un paio d'ore.
Mi sento in pace con me stessa, poi mi scopro a fantasticare su come sarà dormire qui quando mi inviterà a dormire qui. Se.
Questo è molto strano: dovrò consultarmi con la Rossa su cosa possa mai significare quest'eccesso di zucchero nei miei pensieri. Vuoi vedere che...
Chissà.


venerdì 9 novembre 2012

Giovedì

LAVORO




"Un caffè con panna, grazie".
"Purtroppo la macchina della panna non funziona, signora, mi dispiace".
"E quindi?!"
Silenzio. 
Segue uno scambio di sguardi, indignata lei perplessa io. Forse ho sentito male. Forse non mi sono spiegata.
"... non ho ancora imparato a fabbricare la panna a mani nude, signora", cercando di non assumere il tono di un adulto che parla con un marmocchio.
"Ah. Sì, giusto". 
La mia giornata lavorativa è appena iniziata e già mi tocca ragionare con una decerebrata. C'è da dire che quando si passano dalle 8 alle 10barra12 ore dietro un bancone, a certe follie si diventa immuni. Per dire: una volta, lavoravo in un McDonald's di Londra, un distinto signore in giacca e cravatta chiese un cocktail di english cappuccino (acqua marrone e latte insipido) e Coca Cola. Giuro. Ho controllato: se l'è scolato tutto, fino all'ultima goccia.
Roba da pazzi.
Oggi lavoro con la Rossa, la mia collega preferita, che ha la camicia più stropicciata della mia. Ottimo: la consapevolezza che il capo non cazzierà solo me è estremamente confortante.
Mangio un cornetto integrale.
La dieta, sì.
Una cliente vuole un caffè macchiato bollente senza schiuma in tazza fredda con cannella in polvere.
Quello che mi chiedo io è come cazzo ci sia arrivata, al caffè macchiato bollente senza schiuma in tazza fredda con cannella in polvere.
Il marito della cliente, un semplice cappuccio.
Cioè: come le è venuto in mente, la prima volta che le è venuto in mente? Oppure: chi è il malato che gliel'ha fatto assaggiare? Ma soprattutto: a cosa serve la tazza fredda? Aggiungo il caffè macchiato bollente senza schiuma in tazza fredda con cannella in polvere alle cose da degustare prima o poi nella vita, in pole position tra le formiche al cioccolato e pane mortadella e Nutella - visto mangiare da una bambina cui facevo da baby sitter.
Entra il sosia bianco di Obama. Viene qui tutte le mattine e prende sempre le stesse cose.
La Rossa mi chiede se non sia il caso di fargli i complimenti per la rielezione, ma stabiliamo che non è una buona idea.
Entra il Fico: corsa folle per andarlo a servire. Vinco io. La regola è che chi primo arriva se lo aggiudica, anche se nessuna, a quanto pare, è ancora riuscita a infilarsi nelle sue mutande. E' solo una questione di tempo, dico alla Rossa, e poi le ricordo che è fidanzata. 
Entra la Vecchia: trecento kg di antipatia e cafoneria concentrati in centosessanta centimetri di altezza. Oggi è vestita interamente di bianco, con il penoso risultato di somigliare a un'enorme meringa con panna. Sfortuna vuole che sia anche la proprietaria di questo posto, perciò soffoco le risate e la saluto educatamente.
Non se la beve. 
"Devi essere più sobria, Vanessa!!!", abbaia. Il pavimento trema.
"Non capisco a cosa si riferisce, Signora", rispondo con estrema cortesia. 
"Smetti di fare la gallina con gli uomini, CAPITO?!"
Scopare ha anche effetti taumaturgici, sa?
Adotto la tecnica della sincerità assoluta: "Somiglia vagamente a Brad Pitt, Signora". 
Non funziona, e dieci minuti dopo sto pulendo il bagno.
Se da vecchia diventerò così, vi prego: abbattetemi.

CASA




Io: "Ho detto ad Alex che sono fidanzata con Spike".
Sorella: "Hai fatto bene".
Nonna si materializza improvvisamente, ed interviene: "Spike è il pugile?"
Io: "No, quello è Tyler".
Nonna: "Allora è il ciclista?"
Io: "No, quello è Alex".
Nonna: "Allora è il romano?"
Io: "No, quello è Matthew".
Nonna: "Sei la ragazza più promiscua che abbia mai conosciuto", e se ne va.
Pausa di riflessione.
Io: "Dici che era un modo carino per darmi della puttana?"
Sorella: "Direi proprio di sì".

SCASSACAZZO




Sono nella vasca da bagno, rilassatissima, e il cellulare squilla. Ora: cosa me lo sono portata a fare il cellulare in bagno? Semplice: ho talmente tante ore di sonno arretrate che appena poggio il culo da qualche parte mi addormento, perciò necessito di una sveglia sempre a portata di mano. Però ora la sveglia squilla, e non è la sveglia ma è una telefonata. 
"Che c'è?", impasto.
"Ciao!"
Oh.
Merda.
Mi maledico per non aver controllato chi fosse prima di rispondere.
E' Alex il ciclista, e vuole sicuramente chiedermi di uscire.
"Ciao", incerta.
"Come stai?"
"Cosa vuoi?", dura. A volte riesco ad essere proprio antipatica.
"Sapere come stai... "
"Ma non dire stronzate."
Alex è un cliente del bar, e qualche settimana fa ho ceduto alle sue avances.
Me ne sono pentita amaramente, e questo perché.
"Sempre estremamente dolce eh, mi raccomando".
"Le fidanzate sono dolci. E io non sono una fidanzata".
Questo perché, prima di ritrovarci avvinghiati nei sedili posteriori della sua macchina, mi ha rincoglionito di raccomandazioni sul fatto che, in quanto impegnato da due anni con una ragazza, cercava solo sesso senza coinvolgimenti sentimentali e dolorosi strascichi da amanti-innamorati.
Sfondi una porta aperta, risposi almeno un milione di volte, ma continuava ad insistere.
Forse pensava che fossi sorda.
O idiota.
Fatto sta che il giorno dopo fu lui a telefonarmi, chiedendo di vederci la sera stessa.
No, risposi. Ho altro da fare.
Così il giorno dopo mi chiamò di nuovo, chiedendo di vederci la sera stessa.
E' sabato, risposi. Esco con gli amici.
Così il giorno dopo chiamò un'altra volta ancora, e io persi la pazienza.
"Sono stato troppo bene con te. Ho voglia di vederti".
"Ma non doveva essere una botta e via?"
"Sì, ma credo di essermi affezionato".
Ohmmioddio.
Codice rosso, quest'uomo non si comporta da uomo. Rabbrividisco.
"Sei un idiota".
E poi è un cliente del bar. Lavora nel negozio accanto. Ciò significa che lo vedo dalle tre alle cinque volte al giorno. Ciò significa che dalle tre alle cinque volte al giorno mi sento porre il quesito su cosa farò la sera corrente, il che mi manda in bestia.
"Hai staccato il cervello, Alex, altrimenti non me lo spiego", dico al telefono.
E' ovvio che non ha creduto alla balla su io e Spike fidanzati. Spike è il mio trombamico di fiducia, e in effetti non ce lo vedo proprio a farmi da consorte.
"Ti prego di riattivare le sinapsi, scopare la tua ragazza e cancellare il mio numero", dico, e poi riattacco. 
Ma dove diavolo sono finiti gli uomini di una volta, quelli che ti trombano senza neanche ricordare il tuo nome???

SESSO




"Oggi hai un sapore dolce", mi informa Spike.
Alza gli occhi dalla mia fica e mi guarda in faccia. Sorride: ha le labbra lucide dei miei umori.
"Mmmh, fammi assaggiare".
Si sposta in su e mi bacia: è vero, so di dolce. Dev'essere il cornetto di stamattina (l'ho pensato veramente, dimostrazione che qualcosa nella mia testa non funziona sul serio).
Spike ama leccarmi. Leccarmi e guardarmi. Credo che nessuno al mondo conosca tanto a fondo la mia fica come la conosce lui, me inclusa. E io ho passato ore e ore in bagno a gambe larghe, ad osservarmi là in mezzo con uno specchietto portatile. Curiosità scientifica. Bisogna pur sapere come diavolo siamo fatte dove il sole non batte, perdio.
"Ho detto ad Alex che siamo fidanzati".
"Alex è il pugile?"
No. Ciclista.
Riassumo la situazione mentre con mani ferme mi fa voltare di schiena sistemandomi a pecorina. Mi azzitto solo quando sento il suo cazzo farsi largo dentro di me, e allora non mi sembra più il caso di parlare di un altro.
Spike è uno studente di Beni Culturali e fotte come un pornodivo. 
La finestra è aperta, mi chiedo come mai. Dev'essere per questo che ho i piedi congelati. Poi mi viene in mente che la finestra del palazzo di fronte è a meno di un metro dalla nostra, e quindi probabilmente i vicini di Spike stanno sentendo tutto il nostro concerto di sospiri e gemiti. Mi chiedo se magari non si stiano eccitando. Magari stanotte faranno faville, e sarà tutto merito nostro. 
Spike aumenta il ritmo, sta per venire. 
E' quasi un'ora che mi spupazza a suo piacimento, direi che sia anche ora. 
Generalmente amo più per le sveltine che il sesso epico. Cinque minuti in un bagno pubblico versus due ore in un comodo letto: io voto per la prima. Specialmente se dietro la porta del cesso ci sono due o tre persone in trepida attesa, e che magari hanno anche una vaga idea del perché sono costretti a trattenere la pipì.
Spike si tira fuori e mi sborra su sedere e schiena. Non è mai voluto venirmi dentro, nonostante la pillola che prendo religiosamente da qualcosa tipo sette anni. Diffidente per natura. Mi piace.
Mi pulisce con un fazzoletto e ci stendiamo vicini vicini, sfiancati. Sigaretta post-coito: una delizia. 
Stanotte decido di tornare a casa: ho bisogno del mio letto e dei miei cani, unici veri amori della mia vita. Loro, e la mia piastra.
Buonanotte, Spike.