domenica 23 dicembre 2012

STUPIDIARIO

Il bar è gremito di gente e la Vecchia ha dispoticamente deciso che: la Rossa sta alla macchina del caffè, io le faccio da spalla (prendo gli ordini / apparecchio caffè e cappuccini / servizio al tavolo) e alla Bionda tocca il bancone delle brioches. 
Entra il Fico.
Gli servo il solito caffè macchiato.
"Stai sbavando sul bancone", mi dice la Rossa.
"Gnegne", rispondo.
La Bionda mi passa accanto reggendo in precario equilibrio due vassoi stracolmi di cornetti vari. Borbotta tra sé e sé, probabilmente sull'orlo di una crisi di nervi perché la sua postazione è la più vicina al trono dove la Vecchia parcheggia abitualmente le sontuose chiappe: la cassa. Peggio per lei.
"Mi darebbe un po' di latte freddo? E' troppo caldo", e indica il cappuccino.
Le passo una caraffina di latte freddo.
Due minuti dopo la cliente chiede un altro cappuccino. Noto che ha lasciato oltre metà del precedente. Nota che lo noto.
"E' troppo freddo", dice.
Genio.
La Bionda mi passa accanto con altri due vassoi straripanti. Ha smesso di borbottare. Brutto segno.
Entra il sosia di Richie Blackmore.
Vorrei baciarlo.
Sweet home Chicago alla radio.
"Potrei avere un orgasmo", dico alla Rossa.
"Per favore, vai in magazzino", risponde.
Insensibile.
La Bionda mi passa accanto con altro due vassoi, e...
"Scusi?"
La Bionda si blocca di colpo.
"Sì?"
"Vado in bagno".
Il cliente si dirige verso il bagno.
Per un momento restiamo tutte in silenzio.
"Ma vai un po' dove cazzo te pare", risponde d'un tratto la Bionda, e riparte senza preavviso.
"Giusta osservazione", dico all'aria.
"La stazione?", chiede la Rossa.
Insensibile e pure sorda. Mi asciugo le mani sulla sua parannanza.
"Allora... ", dice il cliente. "Vorrei due latti macchiati di cui uno col decaffeinato, un latte tiepido con cacao, un cappuccio scuro, tre caffè e cinque cornetti al cioccolato".
"E una fetta di culo no?", chiedo quando si è allontanato.
"VANESSAAAH! NIENTE PAROLACCEEEH!", strepita la Vecchia in faccia a un cliente. Il cliente si ripettina. Non tornerà mai più.
Per un momento non entra più nessuno, così decido di esiliarmi in magazzino per trangugiare la colazione. 
Trangugio.
Rubo un succo all'albicocca. 
Mi ricordo che sto lavorando e raggiungo la Rossa. 
Un miliardo di persone è stipato davanti al bancone in attesa del proprio turno.
"Il signore c'ha un caffè!", mi urla la Rossa mentre prepara un vassoio di aperitivi. 
Nel senso: fagli il caffè. 
"Beato lui", rispondo, e mi metto all'opera.
"Signorina?"
"Dica".
"Ci porta qualcosa?"
...
"Qualcosa tipo cosa?"
"Un aperitivo".
"Alcolico o analcolico?"
"Ah guardi, faccia lei, ci fidiamo".
Io sono per il Campari. Ghiaccio e arancia. Patatine. Glielo porto.
"Cos'è?"
"Campari".
"Oddio, non mi piace il Campari... "
Idiota di merda.
Riporto indietro la mia opera e preparo due Crodino.
"Cin", dico alla Rossa.
"Se la Vecchia ti vede ti scotenna".
"Ce n'è uno anche per te".
Brindiamo di nascosto, alla faccia di tutti.
Cin.


HOME

"E' da un po' che non ti si vede a casa", dice papà.
Trangugio il mio piatto di tagliatelle come se non mangiassi da mesi. In un certo senso è così: vado avanti a panini e tranci di pizza, la pasta la sogno la notte.
"Già... ", biascico.
"E che hai combinato ultimamente?"
Faccio mente locale:
Ho scopato con Tyler.
Ho scopato con Matthew.
Ho scopato con James.
Ho scopato con Scott.
Forse è il caso di mentire.
"Sai com'è, sono stata molto con la Rossa".
Non credo che se la sia bevuta.


TYLER

"Cosa fai durante la settimana?"
Domanda lecita, visto che ci vediamo solo il sabato notte.
"In prevalenza, lavoro".
"Detta così è deprimente".
Touché.
"Esco con la Rossa".
Dovrò informarla di tutto il tempo che passiamo insieme a sua insaputa, prima o poi.
"E con qualche decina di ragazzi, immagino".
"Ma che dici, Red è fidanzata".
"Bene".
Bene.


MATTHEW.

"Abbiamo venti minuti", dice appena entro in casa sua.
"Tu hai venti minuti", rispondo.
Sveltina pre-natalizia. Mi spoglio in due secondi e mi sistemo a pecorina sul suo divano, pronta ad accoglierlo.
"Hai veramente un bel culo", dice.
Grazie.


JAMES

"Domani torno a casa, dai miei".
Quindi: ultima scopata dell'anno. Gli lecco il cazzo con particolare lentezza, voglio che impazzisca.
Impazzisce.


RED

Facciamo shopping.
"Quindi non ti è piaciuto?"
"Troppo timido. Mi annoia".
Parliamo di Scott.
No future for you.
"E ieri?"
"Cosa?"
"Sei stata con Tyler?"
"Mi ha offerto una birra".
...
Mi guarda strano.
La guardo perplessa.
"Che?", chiedo.
"E dopo?"
"Dopo a casa".
"Sua".
"Lui sì, io no".
"Sa tanto di appuntamento".
Wow.
Un appuntamento.
"Qualche mattina fa abbiamo persino fatto colazione insieme, al bar".
Non al Crash, ovviamente: là gira il 90% dei miei trombamici.
"Quando ti fidanzi dimmelo in anticipo, che organizzo una festa".
Esagerata.
"Sarei una pessima fidanzata".
...
"Già", concorda.
Già.

Buon Natale.










venerdì 7 dicembre 2012

STUPIDIARIO

"Disegnerò un cuore con la schiuma sul tuo caffè macchiato", dico.
Lo dico più o meno tutte le volte. 
Il cliente, che è un cliente abituale, sorride e risponde: "Seh".
'Fanculo.
Preparo il caffè. Verso la schiuma. Viene fuori un'immagine informe. 
"E vualà", dico.
Il cliente osserva attentamente la mia opera. Mi guarda.
"Questo al massimo è un fegato", sentenzia.
Mi rifugio dietro al bancone con la morte nel cuore.
"Mi scusi, mi darebbe questo cornetto alla crema?", chiede una vecchietta indicando un cornetto vuoto.
Mi avvicino al vassoio dei cornetti alla crema e faccio per afferrarne uno, quando.
"No no, intendo questi qua", e indica un gruppo di cornetti vuoti.
"Quelli sono vuoti, signora".
"E non puoi riempirne uno?"
"Di crema?"
"Sì... "
...
...
"Ho almeno dieci cornetti alla crema, signora. Sono questi qua".
"Ma hanno lo zucchero a velo sopra".
"Non tutte le ciambelle escono con il buco".
"Non mi piace lo zucchero a velo".
A me non piace il tuo cappello, ma non è che te lo vengo a dire.
Calma, Vanessa.
"Che ne dice di un cornetto alla marmellata?"
"Non vado matta per la marmellata".
"Una veneziana, allora".
"Veramente vorrei un cornetto alla crema, ma siccome c'è lo zucchero a velo credo che prenderò solo un cappuccino".
Ringrazia il cielo che non posso permettermi una pistola.
"Vane? Il mobile vibra!", urla la mia collega dall'altra parte del bar.
Il mobile vibra, ovvero: il tuo cellulare nascosto nel cassetto dentro il mobile è vivo e sta suonando.
Vado.
Ho sette sms da leggere. Porca miseria: cosa succede?
Sms di Tyler: "Stasera?"
Conciso e diretto.
Rifletto: no, stasera niente Tyler.
"Secondo te l'herpes è una scusa accettabile per dare buca?", chiedo a Made, la mia collega.
"Ma tu non hai l'herpes".
"Infatti è una scusa".
"Sa tanto di scusa".
"Quindi no. Potrei dirgli che la Vecchia mi è inciampata addosso e devo ancora riprendermi dallo shock".
"Poco plausibile: non saresti sopravvissuta".
"Ho l'influenza".
"Non l'hai già avuta sabato?"
Merda. 
"Allora ceno da te".
"Basta che non ci provi con mio marito davanti ai bambini".
"Non ti preoccupare, è troppo pelato per i miei gusti".
Scarico Tyler.
Sms di Anthony: "Che fine hai fatto? Mi manca guardare film con te. Baci".
Io e Anthony non abbiamo mai visto un film insieme da quando ci conosciamo, ma stasera non ho voglia nemmeno di lui. Gli rifilo la scusa della cena. 
Sms di mamma: "Numero del mio dermatologo: 347*****54".
Ti odio, ma salvo il numero.
Sms di Matt: "All'80% stasera sono tuo. Ti faccio sapere entro le otto". 
Sguardo all'orologio: sono le otto e tre quarti. Solito Matt.
Però di lui ho voglia, così rispondo: "Ok".
Concisa e diretta.
"VANESSAAA!!!"
Il bar trema. 
"Sì?", rispondo mentre blocco il tintinnio dei bicchieri.
"COSA FAAAI? USI IL CELLULAREEE???"
"Certo che no, Signora. Sto spolverando i bicchieri!"
Mi guarda in cagnesco. 
Forse sta provando a uccidermi con la sola forza del pensiero. Forse mi sta leggendo la mente. Forse è andata in stand-by. Comunque sorrido.
Arriccia il naso.
Quasi mi aspetto di veder uscire una nuvoletta di fumo dalle narici.
La nuvoletta non esce.
"Fammi un caffè", ordina.
Subito.


MATT

"Sali".
"E Spike?"
"E' qua, ma si sta lavorando una tipa".
Buono. Chiudo la telefonata, accendo una sigaretta e provo a pettinarmi. L'aria è talmente umida che sembro appena uscita dalla doccia. 'Fanculo.
Citofono.
Quando Matt apre la porta una densa nuvola di fumo ne fuoriesce e le note di My Sharona svegliano più o meno tutto l'isolato. Entro. La piccola cucina è stipata di gente, tra cui: Spike.
Ubriaco come non lo vedevo da mesi.
"E adesso, se volete scusarci, dovete togliervi dai coglioni", dice Matt.
Lo guardo con stupore. Non è certo la gentilezza fatta uomo, ma cacciare così tutte queste persone...
Nessuno protesta e nel giro di dieci minuti siamo soli. Noi, e millemila bottiglie di Tennent's sparpagliate in ogni dove.
"Sei un cafone", dico.
"Ma a fin di bene", e mi attira a sé.
Il suo corpo è caldo e forte, in un attimo mi sciolgo. 
Dalla camera da letto giunge la voce di Jim Morrison che mi avverte che la gente è strana.
Normalmente mi lascerei coinvolgere da una fantasia erotica con Jim, ma Matt mi solleva e mi trasporta a letto e improvvisamente sono senza vestiti.
"Stavolta ti distruggo", sussurra.
"Ma io sono fatta d'acciaio".
Mi metto a pecorina, schiena inarcata, culo in bella vista. Mi afferra per i capelli ed entra con violenza. Gemo.
Mi sculaccia una volta.
Due volte.
Tre.
Tanto forte che domani sarò piena di lividi.
Rido.
"Voglio leccartelo".
"Mettiti in ginocchio". 
Obbedisco.
Una mano sulla nuca, mi costringe a prenderlo tutto in bocca. Una volta. Due.
Tre.
"Hai un cazzo stupendo", dico per la centesima volta.
E' vero.
"Tu sei tutta stupenda", risponde.
Lo facciamo per tre volte, con una sola sigaretta a mo' di pausa. Instancabile, questo Matt.
Poi... Mi addormento. Mai successo prima. In genere nei letti altrui resto sveglia per ore, e ammazzo il tempo chiacchierando - e di fatto rompendo i coglioni a chi ho di fianco, comprensibilmente intento a prendere sonno - o ripercorrendo con la mente i momenti salienti della scopata appena avvenuta.
Invece mi addormento come un sasso, e tra le braccia di Matt.

Suona il citofono.
Suona il citofono.
Ancora.
E ancora.
Mi sveglio di soprassalto, mi districo dall'abbraccio di Matt.
"Chi è?", chiedo stupidamente all'aria.
"Cazzo", risponde lui.
La sua fidanzata.
Mi vesto in fretta e furia. 
"Sali di sopra e aspetta che entri".
Un'immagine della pistola che avrei voluto usare contro la vecchietta al bar mi invade la mente.
Salgo di sopra. La finestra del pianerottolo è aperta. Congelo.
Sento appena la voce incazzata della fidanzata di Matt che gli rinfaccia qualcosa, poi la porta si chiude.
Mi accorgo che non ho fatto pipì, e dentro la mia testa avviene uno scontro: bussare e chiedere di usare il bagno - aka vendicarsi - o comportarmi correttamente e andare al Crash?
Vendicati.
Vattene.
Vendicati.
Vattene.
Inutile ragionare col proprio cervello. Me ne vado.


CRASH

"Dov'è Franz?"
Ho voglia di dare un pungo a qualcuno, e di mangiare un cornetto.
"Credo che sia morto", risponde Andy, il fratello/co-proprietario. 
"E il cadavere dov'è?"
"In cucina".
"Posso andare a punzecchiarlo?"
"Non è un bello spettacolo, te l'assicuro".
"Allora dammi un cornetto".
Che giornata di merda, ragazzi.


giovedì 6 dicembre 2012

Sabato, domenica e quant'altro


HOME SWEET HOME

"E quel ragazzo con cui esci, quel Tyler?"
Fulmino con lo sguardo Sorella che si è lasciata sfuggire questa preziosa informazione. Papà sta tagliando il pane. Ha gli occhi a cuoricino. Se non la smette di guardarmi trasognato si affetterà un dito.
"Tutto bene, grazie. Domani comunque vado a dilapidare lo stipendio con la Rossa... ", e blablabla vari con Sorella per sviare il discorso.
Dieci minuti dopo.
"Ma quindi state insieme?", chiede papà.
Mi giro verso di lui.
"No, papi. Usciamo".
"E cosa significa che uscite?"
Esito, e Fratello interviene: "Che scopano, oh pa'".
Come mandare a puttane una reputazione.


STUPIDIARIO

"E quei segni sul collo?"
Merda.
Quasi stacco il bottone del colletto della camicia per ispezionare approfonditamente lo stato del mio collo. Pieno di segni rossi, comunemente conosciuti come succhiotti. 
Merda.
"Tyler".
"E chi è ora 'sto Tyler?"
La mia collega è rimasta un po' indietro. D'altro canto, lavora con noi solo nei weekend. Le occasioni di aggiornarla sulla mia burrascosa vita sessuale sono piuttosto limitate. Non è che posso mettermi a raccontare di come Matthew mi ha scopata con ferocia l'ultima volta che ci siamo visti davanti ad una coppia figlio-dotata che è qui per godersi una colazione in allegria. Si strozzano col cornetto, questi. Eh.
"Uno... ", rispondo vagamente.
"Quello che ti ha accompagnata stamattina al lavoro?", chiede la Bionda.
Oh, non sfugge niente a queste qua.
"Sì, ho dormito da lui".
L'ho praticamente costretto: pretendeva di riaccompagnarmi alla macchina alle 4 di notte, dopo avermi scopata per quasi tre ore ed in posizioni che non credevo possibili in natura. Allora, semplicemente, mi sono parcheggiata sotto le coperte e lì sono rimasta fino alle 9, punto.
Nella vita ci vuole carattere.
"State insieme?"
Sbuffo.
"Cat, ma non ti ho insegnato niente? Mai fidanzarsi, mai. E' controproducente".
Il bancone ci separa dal cliente che sorseggia una Coca in bottiglia, e stiamo parlando discretamente piano, ma notiamo comunque che ride. Bene. La Vecchia ci osserva con odio. Male.
Carichiamo la lavastoviglie per dare l'impressione che stiamo lavorando.
E comunque ho scopato con Tyler. 
Nel senso: alla fine Tyler ha richiamato. 
Mi ha offerto una birra. 
D'accordo, più di una.
Mi ha offerto un passaggio fino alla macchina. 
Da tassista mancato ha preso una strada che non c'entrava niente e ci siamo trovati inspiegabilmente a casa sua.
Il resto potete immaginarlo da soli.
"Bravo?", chiede la Rossa.
"Bravo".
"Ottimo".
Il cliente se ne è andato. Probabilmente tornerà. Non c'è niente di meglio di tre ragazze che parlano tranquillamente di sesso per generare un habitué, dunque: la Vecchia dovrebbe smettere di lanciarci occhiate assassine e ringraziarci. Entra il sosia bianco di Obama.
"Un caffè per il signor Presidente", sussurro alla Rossa.
Entrano milleottocento bambini seguiti da tre mamme.
Allarme inquinamento acustico.
Allarme incolumità sedie, tavolini, bustine di zucchero e qualunque cosa si possa distruggere presente nel locale.
Allarme esaurimento pazienza.
"Passami il fucile", ordino all'aria.
"Al massimo posso darti la pinza per i cornetti", risponde la Rossa da un punto imprecisato alle mie spalle.
Non sono sicura di poterli uccidere tutti con una pinza, perciò decido di lasciar perdere. Raggiungo la Vecchia.
"A Natale posso mettere il cappello da Babbo Natale?"
"No".
"L'ho già comprato", confido alla Rossa.
"Anch'io", risponde.
Questo è il motivo per cui la amo: condividiamo lo stesso livello di cretinaggine.
Un nugolo di bambini spezzetta chili di tovaglioli e li tira in aria per imitare la neve.
"Passami la pinza", dico alla Rossa.
Entra mia mamma.
Oh cacchio.
I succhiotti.
La questione non è che possa scandalizzarsi barra incavolarsi barra rimanerci male o qualunque cosa provi una madre quando scopre i segni di ciò che la figlia ha fatto la notte precedente.
La questione è che mi ucciderebbe di domande inopportune. Mia mamma è una donna terribilmente curiosa, specialmente quando si tratta di uomini, e, dal momento che in famiglia tendo a mantenere un mutismo tombale su tutto ciò che riguarda ciò che faccio le notti precedenti, lo stato del mio collo equivale ad un autogoal.
"Ciao ma'".
"Ciao figlia. Mi fai un cappuccino mooolto schiumato?"
"Al vetro, no?"
"Certo".
"E con la crema di latte, non schiumato".
"Sì, quella".
"E col cacao", aggiunge la Rossa.
La classica cliente rompiballe. Non le ho insegnato proprio niente.
Eseguo.
Ho preventivamente rialzato il colletto della camicia per nascondere ogni centimetro di pelle, solo che così sembro una deficiente.
Mamma non nota niente. Questo mi dà da pensare.
"Hai un brufolo sul mento", dice a un certo punto.
Mi tocco il mento con sconcerto. Comincio a chiedermi cosa cazzo stava facendo il mio cervello quando mi sono guardata allo specchio questa mattina. 
"Non volevo dirtelo ma è vero: hai un brufolo sul mento", concorda la Rossa.
"Siete proprio delle brutte persone", concludo, e vado a spazzare il pavimento.



CRASH

Franz (proprietario del Crash nonché migliore amico): "Com'è andata la tua settimana?"

Vanessa: "Bene. Mi hanno dato della zoccola una volta sola".

Franz: "In netto miglioramento. E chi è il genio?"

Vane: "Una collega".

Un momento molto alto della mia carriera professionale.
Sono quasi due settimane che non scrivo qui. Il motivo è semplice: un fulmine ha spappolato ogni connessione Internet esistente nella zona in cui abito, dunque ci siamo trovati momentaneamente isolati dal resto del mondo. Solo che, dal momento che vivo in campagna e i miei unici vicini sono una vecchietta che alleva oche ed un rottweiler, capirete che la compagnia telefonica non ha ritenuto necessario designarci come prioritari, di fatto non cagandoci per giorni.
Nel frattempo sono successe un sacco di cose:
Tyler ha richiamato.
Ho dormito con Matt.
Ho ricevuto il primo quarto dello stipendio di Ottobre.
Ho speso il primo quarto dello stipendio di Ottobre.
Me ne sono pentita.
Ho dormito con Tyler.
Ho risposto alla collega che mi ha dato della zoccola che scopare ogni tanto fa bene all'umore.
Ho conosciuto il proprietario di un altro bar, carino. Lui, non il bar.
Si chiama Scott.
Mi ha offerto un lavoro, poi mi ha infilato la lingua in bocca e le mani sotto il maglione. Non necessariamente in quest'ordine.
Ho rifiutato il lavoro.
Ho ricevuto il secondo quarto dello stipendio di Ottobre, e ce l'ho ancora in tasca.
Ho dormito con Matt.
Ho chiesto a Spike di non stressarmi più. La teoria del Franz è che alla fine, gira che ti rigira, si sia preso una cotta. Male, molto male: le cose tra noi andavano a gonfie vele quando non c'era di mezzo il sentimento. Gli voglio un bene dell'anima, ma punto. Non vado più in là. 
E basta.
Essenzialmente sono queste le cose importanti.
Bentornata Vanessa.







venerdì 23 novembre 2012

Giovedì / Venerdì

CLANDESTINI





"Ciao", dice.
"Ciao", dico.
Rapida occhiata alle due ragazze che lo circondano, una a destra e una a sinistra. Domanda: qual è la sua fidanzata?
"Dove vai?", chiede.
"Vado", rispondo. 
"Ah bene... Buona serata!"
Ci separiamo, e: la mia direzione è casa sua, la sua direzione è ignota. Da dove diavolo spuntano quelle?!
Mi parcheggio in un vicoletto e accendo una sigaretta, perplessa. Forse la fidanzata gli ha fatto una sorpresa. Forse la mia mezz'ora di ritardo l'ha innervosito, e questa è una specie di vendetta. Forse...
"Ciao", dice.
"Ciao", dico.
Mi sorride.
"Ero uscito per venirti incontro, quelle sono le mie vicine di casa. Andiamo?"
Sì. 
Andiamo.

SESSO





In realtà tutto parte da una sigaretta: seduti in cucina uno di fronte all'altra, chiacchieriamo e ridiamo di Spike e del Crash. Dal momento che Matthew abita a tre metri dal bar, ho dovuto parcheggiare in culo al mondo e farmi almeno due chilometri a piedi, su tacchi proibitivi, per arrivare sin qui senza esser vista.
Glielo rinfaccio.
Mi offre un drink.
Bevo il drink.
"Spogliati", dice d'un tratto.

La sua lingua percorre le mie piccole labbra mentre gli succhio il cazzo con lentezza. 
Sa di sapone e dei miei umori. 
Mi piace.
D'improvviso mi solleva.
"Vieni sopra".
Obbedisco.
Accompagna il mio movimento tenendomi per i fianchi, e stringe, stringe, stringe fino a farmi male, e intanto gemo e mi lascio trafiggere dal suo grosso, bellissimo cazzo. 
L'orgasmo è quasi simultaneo. Mi accascio su di lui, sudata e soddisfatta, e sorrido.

Sigaretta in cucina, completamente nudi. Sorseggiamo nuovi drink e parliamo delle nostre esperienza.
"L'hai mai fatto con due uomini?"
"Sì, un paio di volte. Recentemente. Una fantasia che non sono ancora riuscita a soddisfare è scopare con una donna. Sono curiosa".
"Non ho mai parlato così liberamente di sesso con una ragazza".
"Il sesso è meraviglioso, trovo stupido censurarsi".

"Più forte", dico. "Lasciami il segno".
Mi sculaccia con violenza: domani avrò lividi su tutto il culo.
Piegata a pecorina, osservo allo specchio il riflesso di Matthew che entra ed esce, entra ed esce, entra ed esce da me. Guardare mi eccita sempre tantissimo.
Il mio personale, autobiografico, istantaneo porno in 3D.
Matthew mi sculaccia.
Osservo il suo corpo snello, muscoloso, perfetto. Ad ogni affondo gli si tendono gli addominali. Grosse vene sporgono dalle sue lunghe braccia. I nostri sguardi si incrociano.
Matthew mi sculaccia.
"Vienimi in faccia", dico ad un certo punto.
Mi volta, mi inginocchio di fronte a lui. Ci guardiamo negli occhi mentre glielo prendo in bocca.
Mi piace la sensazione dello sperma sulla pelle.
Mi piace, quando scopo con qualcuno e non ho la possibilità di fare la doccia, portare in giro il marchio invisibile della sborra sul mio corpo. Coccolo segretamente la consapevolezza della sua presenza: asciugato, sì, ma sempre lì. 
Mi piace conservarne il retrogusto il più a lungo possibile, quando lo ingoio. 
Matt mi scosta e un getto di sostanza salmastra mi colpisce una guancia. Chiudo gli occhi, sorrido. 
Mi lecco le labbra per sentirne il sapore: amaro. 
"Oggi sei amaro", dico.
Mi sorride di rimando.

Una volta, anni fa, condussi un esperimento con il mio ragazzo di allora. 
L'esperimento riguardava il sapore dello sperma, e l'intento era quello di dimostrare praticamente senza ombra di dubbio che sì, dipende anche dalla propria dieta.
Così, dopo esserci sommariamente documentati, abbiamo fissato un limite di tempo (una settimana) e un alimento (la banana) di cui il mio ragazzo avrebbe dovuto abusare, tutto per amore della scienza.
Ogni sera gli facevo un pompino.
Ogni sera inghiottivo il suo sperma.
Domenica sembrava leggermente più dolce.
Avevamo raggiunto il nostro scopo.
Poco dopo ci lasciammo.
Un amore sacrificato alla scienza.

Matthew è instancabile, io comincio a sentire la stanchezza. Sono pur sempre sveglia dalle 4.30 del mattino, io. 
Lo facciamo altre due volte, l'ultima delle quali mi ritrovo letteralmente a supplicare una pausa. 
"Sono vecchia", dico.
"Domani è un altro giorno", dice.
Ci addormentiamo guardando un film, non ricordo nemmeno quale. Abbracciati. Carezzandoci a vicenda.
Non sono mai stata così dolce in vita mia.


APPUNTI




Portarsi sempre in borsa uno spazzolino da denti.
Ho preso l'abitudine di girare con un paio di mutandine di ricambio nascoste in una tasca. Spesso mi capita di non tornare a casa per giorni e giorni, e in genere preparo uno zaino con il necessaire per sopravvivere. Ma non posso trascinarmelo sempre dietro, perciò.
Domani ne compro uno apposta.










mercoledì 21 novembre 2012

Lunedì / Martedì

SESSO



"E' ora che tagli i capelli", dico a Spike.
Stesi a letto, ancora perfettamente vestiti, ci stiamo smezzando una sigaretta. La notte è giovane.
"Perché, cos'hanno che non va?"
"Sembra che hai un panettone in testa".
Attacco di risa convulse, Spike mi guarda con aria offesa.
"Vattene" dice.
"Se varcassi quella soglia mi inseguiresti fino alla macchina".
"No no, dico sul serio, vattene".
Spegne la sigaretta e parcheggia il posacenere per terra. Mi metto a cavalcioni su di lui.
"E se faccio così?"
Comincio a slacciargli i jeans.
"No", risponde imbronciato.
"E se faccio così?"
Sfilo pantaloni e boxer e li butto da una parte.
"No, nemmeno".
"E così?"
Percorro l'asta rigida con la lingua e bacio la cappella con affetto. Conosco questo cazzo fino all'ultima minuscola venuzza, e devo proprio dire che è un bel cazzo.
"Hai proprio un bel cazzo", informo il proprietario.
"D'accordo", risponde, "Puoi restare".


CRASH



"Quanto è sexy, mamma mia... "
Solito bar, caffè e sigaretta post-scopata con Spike. Segue il mio sguardo fino a vedere di chi sto parlando: Matthew il romano, una meraviglia della natura che studia medicina e frequenta saltuariamente il Crash.
"No", dice Spike.
"No cosa?"
L'unica volta che io e Matt ci siamo rivolti la parola eravamo entrambi piuttosto ubriachi, e ho un vago ricordo di una confusa discussione sulle gioie del fisting. Ha anche detto che sono una bella sorca, e questo me lo ricordo bene.
"Scordatelo".
"Perché?"
Ancora questa stupida gelosia?
"Esce con la mia migliore amica".
"E quindi?"
Mi guarda con serietà.
"Per una volta, prova a ragionare come una persona dotata di coscienza".
Una frase terribilmente complessa, per i parametri di Spike. Deve tenerci davvero.
"Ok".


LAVORO



La Rossa sta preparando quattro spremute d'arancia.
Ovviamente cinque minuti fa circa ha pulito lo spremiagrumi, perciò ce lo aspettavamo. E' una legge naturale che accomuna tutti i bar: lavi lo spremiagrumi e chiedono una spremuta. Pulisci la macchina del caffè e chiedono un caffè. Pensi a quanto ti piace questo lavoro ed entra la Vecchia.
"Ho un quesito", dico.
"Io l'istinto omicida a palla, ma dimmi pure".
Si lamenta, lei. Sono reduce dalla preparazione di cinque diverse cioccolate calde, e lei si lamenta.
"Andare a letto con il fidanzato della migliore amica del mio trombamico di fiducia è immorale?"
Mi guarda.
La guardo.
Ci guardiamo.
"Da quando ti preoccupi di questioni morali?", mi chiede.
"Non è che mi preoccupo, è solo per sapere".
"E questo tizio com'è?"
"Hai presente il fisico di Brad Pitt in The snatch? Solo, con meno tatuaggi".
Breve sguardo d'intesa.
"Allora no", conclude. "Non è affatto immorale".


THE SNATCH



Non so come succede, fatto sta che stringo un microfono in mano e canto a squarciagola accanto a Matthew. Siamo in un locale che non ho mai frequentato prima. Fa un caldo boia. Matthew è in maglietta. Potrei svenire.
La canzone è Imagine e non ho idea di chi l'abbia scelta. L'importante è partecipare.
Spike non c'è (il buttafuori del locale l'ha giudicato non idoneo - leggasi: ubriachezza molesta - e l'ha allontanato senza troppi complimenti), così ne approfitto per strusciarmi contro il corpo statuario di Matt. 
Un'oretta fa, mentre ero sotto la doccia e meditavo sul da farsi per la serata, ho deciso di comportarmi da persona per bene. Per fugare ogni dubbio, e un po' anche per pigrizia, ho abbandonato l'intento di farmi la ceretta inguinale (leggera ricrescita, ma sono piuttosto ossessionata dall'argomento e generalmente preferisco inventare scuse rocambolesche e anche abbastanza umilianti piuttosto che lasciare che qualcuno sfiori - con le mani o con la lingua - i miei neonati peletti). 
Ballo addosso a Matthew.
Matthew mi palpa il culo con una certa forza.
Ballo addosso a Matthew.
Con la coscia avverto la sua erezione.
Ogni buon proposito se ne va allegramente a puttane, e mezz'ora dopo ho la sua lingua in bocca e le sue mani sotto il maglione - castissimo abbigliamento.
Alla tua salute, Spike.
Mi ritrovo a casa di Matthew assieme a due amici completamente fatti d'erba. La musica è altissima, essenzialmente roba dei Doors (Jim, oh Jim), e balliamo scompagnati e ridiamo come matti. Pensare che non ho nemmeno bevuto. 
Sono le 4 quando Matt propone la pasta e si mette ai fornelli. 
Mi siedo tra Jack e Daniel - mai soprannomi furono più adatti, e viaggiano pure sempre in coppia - e ascolto i loro discorsi astrusi, lanciando di tanto in tanto occhiate lussuriose alla schiena larga di Matt.
"Ti saluta il greco grasso".
"Chi?"
"Il greco grasso!"
"E chi è?"
"Il greco grasso!!! "
"Ma quanto è grasso?"
Seguono goffi e barcollanti tentativi di imitare una stazza notevole. 
"Ha un neo sulla guancia".
"Quale guancia?"
"Ma che ne so io, quale guancia!".
Mi accosto a Matt e lo osservo cucinare. Gli sorrido. Mi sorride.
Ci sorridiamo.
"Sono bagnata", dico.
"Mangiamo la pasta e caccio questi due", risponde.

Sono le 5 e ho il cazzo di Matt nel culo. Nudo è uno spettacolo mozzafiato, e ha delle mani enormi. 
Jack e Daniel sono ancora in casa, precisamente in salotto, e probabilmente stanno sentendo tutto. Il fatto è che abbiamo giudicato inadatte le loro condizioni ad un incolume rientro alle rispettive case, dunque li abbiamo abbandonati di là e punto.
Matt mi stritola i fianchi.
Gemo.
Mi viene dentro.

Sono le 6 e ho il cazzo di Matt in bocca. 
"Quanto cazzo sei bella", dice. 
Mi viene in faccia. 

Sono le 7 e stavolta sto sopra. 
Ho tutto il suo cazzo dentro, e saltuariamente un suo dito nel culo. 
Sudore contro sudore, fa terribilmente caldo.
Il ritmo è lento, ci baciamo spesso e la cosa mi stupisce: in genere non amo molto baciare. 
Sorrido e pronuncio il suo nome tra un sospiro e l'altro: piace sempre a tutti. Infatti mi stringe più forte i fianchi e mi gira, sta lui sopra adesso, il suo bellissimo corpo è a completo contatto con il mio e mi sento piccolissima, piccola e vulnerabile. Sensazioni inedite, dolci, anche un po' spaventose.
Ora mi lecca, lingua contro clitoride, e quando vengo mi stringe una mano nella sua. Poi torna su, è di nuovo dentro, abbandona la dolcezza e mi scopa con ferocia. 
Mi viene dentro, poi crolliamo esausti e nudi l'uno accanto all'altra.
Jack e Daniel non danno segni di vita.
Il sole fa capolino dalla finestra.
Sguardo all'orologio: sono le 8.30 del mattino e tra meno di quattro ore devo andare al lavoro.
Metto la sveglia.
Mi avvinghio a Matt.
"Non deve saperlo nessuno", gli dico.
"So di Spike. Mi ha chiesto di non scoparti", risponde.
Dovrei ucciderlo, quell'impiccione. 
"Grazie per essertene fregato, allora".
"Scherzi? E' stato fantastico".
Vero.
Mi addormento così: guancia sul suo bicipite e mano nella mano. Tutto molto romantico. La stranezza è che, nonostante io combatta ogni notte una guerra silenziosa contro cuscini e lenzuola, due ore dopo mi risveglio nella stessa identica posizione e, anzi, siamo ancora più appiccicati di prima. Il freddo, indubbiamente.
Lui continua a dormire, perciò mi districo dal suo abbraccio, mi rivesto in silenzio, mi accerto che Jack e Daniel respirino ancora (sembrano due cadaveri, stretti e miseri nel divano del salotto) e me ne vado.
A presto, Matt.







giovedì 15 novembre 2012

Mercoledì

CRASH

No, non mi sono schiantata da qualche parte: Crash è il nome del bar che frequento come cliente, e non come barista. Principalmente meta di pazzi scatenati, dunque non potevo proprio mancare.
"Il mio cappuccino", chiedo al Franz.
Perché io ho un cappuccino: bollente ai limiti dell'autocombustione.
Sono la classica cliente rompicazzo ma, diamine, devo pur prendermi le mie rivincite.
"Prego", dice Franz, e mi avvicina la tazza in ebollizione.
Entra Spike, il mio trombamico.
"Stasera ti aspetto", dichiara.
Non una domanda: un'affermazione..
Bevo il mio cappuccio da ustione di quarto grado.
Lecco il cucchiaino guardando Spike con aria maliziosa: ok, stasera aspettami.
Entra James, il mio trombamico.
Saluto casto su una guancia, ma solo perché per l'opinione pubblica è fidanzato.
Entra Anthony, il mio trombamico.
La situazione comincia a farsi pesante, anche se tutti e tre sanno di tutti e tre.
Saluto casto su una guancia, fidanzato anche lui e blablabla.
E' che li ho conosciuti tutti qui e in realtà, per dirla tutta, quand'ho cominciato a frequentare il Crash avevo un altro obiettivo: scopare Franz, uno dei proprietari. Ma mi è andata male, così mi sono accontentata della clientela.
Puttana! urla una voce nella mia testa.
Per l'esattezza, mi rispondo.
Ah, che meraviglia la vita da single.

LAVORO

"Cambiamo musica".
"Eh?"
"Metto un cd".
Mi avvicino di soppiatto alla radio e penetro il lettore con una compilation di mia fabbricazione. La Vecchia fa le parole crociate, non nota nulla.
"Che roba è?", chiede la Bionda. 
Un'altra collega, un po' smorta rispetto alla Rossa (sempre nel mio cuore) ma pur sempre simpatica.
"Rock".
"Ah bene! Ligabue è il mio cantante preferito!"
"Uhm no... Parlo di altra roba, io".
Sunshine of your love, Cream.
Il mio cuore si riempie di amore.
"Cosa c'è in quel panino?"
Guardo, e ci sono almeno quindici panini.
"Quale, scusi?"
"Quello a destra".
"La mia destra o la sua?"
"Quello con la forma strana".
"... "
"Rettangolare".
"Il toast?"
"No, l'altro".
"Forma strana... Mi viene in mente solo il triangolo, e dentro c'è... "
"No no, intendo l'altro, quello a destra".
Sto cominciando a perdere la pazienza.
"Non ci sono panini rettangolari, signore".
"Infatti non è proprio rettangolare, ma non mi viene il termine".
Rainbow in the dark, Rainbow.
Dio aiutami.
"Io qui vedo solo sandwich", esasperata.
"Infatti è un sandwich".
"E da quando i sandwich sono rettangolari?!"
"Forse perché pensavo al fagotto... "
"Eh, ma di fagotti io non ne vedo, essendo finiti".
"Ha ragione. Mi dia la piadina allora, va'".
Conto fino a dieci. Scaldo la piadina.
"Tyler ti ha chiamato, poi?"
"Non è il momento", rispondo alla Bionda.
Highway star, Deep Purple. Direttamente dal Made in Japan. Comincio a tranquillizzarmi.
Certe persone dovrebbero veramente sotterrarsi, a mio parere.
"Cosa c'è nella meringa?", chiede una vecchietta.
"Panna".
"E?"
"Solo panna".
"Ah. Ha l'aria così rigonfia".
Forse perché c'è la panna.
18 and life, Skid Row. Parte in automatico la fantasia erotica con il Sebastian Bach dell'epoca (fico assoluto).
"Una pizza con le patate".
Ne afferro una a caso.
"No no, non quella. Quella", e indica nel mucchio spiaccicando un dito sporco contro il vetro.
Ne afferro un'altra.
"No, quella dietro. Scusi sa, ma ha più patate".
Ma come cazzo fai a saperlo se era dietro?
Roba da pazzi.
Unconfortably numb, Pink Floyd. 
"Niente Ligabue, sorella", dico alla Bionda.
"Strano che la Vecchia non abbia già sbroccato", risponde. 
"Magari da giovane era una groupie".
La guardiamo: no.
Locomotive, Guns n' Roses, e subito dopo la versione di Hush dei Gotthard. Orgasmo in avvicinamento.
"Una Tennent's", chiede un tizio in chiodo e stivali.
"Metti la musica giusta e arrivano i clienti giusti", faccio notare alla Bionda.
"Alla salute", dice il tizio.
"Comunque no, Tyler non ha chiamato".
'Fanculo: quasi quasi me la faccio anch'io una Tennent's.
La Bionda intercetta i miei pensieri e mi dissuade. Brava ragazza, lei.
I was made for loving you, Kiss.
Immigrant song, i meravigliosi Zeppelin.
Pulisco la macchina del caffè duettando con Plant.
E poi... 
Back in black, AC/DC.
Penso: Forse questa è esager... 
"CHE ROBA AVETE MESSO ALLA RADIO???", ruggisce prevedibilmente la Vecchia.
Se non altro, metà giornata me la sono fatta con alcuni dei grandi amori della mia vita.
Bicchiere mezzo pieno, Vanessa, e si torna a Ligabue.


SESSO

"Chi ti ha fatto questi lividi?", chiede Spike.
Sono piegata a novanta gradi, culo per aria e gomiti poggiati sulla cassettiera di camera sua. I nostri sguardi riflessi allo specchio si incrociano. Si riferisce chiaramente ai lividi che ho sul sedere.
"Tyler", rispondo.
Maledetto Tyler.
"E questi?"
Si riferisce chiaramente a quelli sulle cosce.
"Chris... credo".
Un altro pugile. 
"E questo?"
Spike non parla mai quando scopiamo. Qualcosa non va.
"Quello sul fianco? Tu!"
"Ah, ecco. Non riconoscevo la mia opera!"
Mi trasporta sul letto e mi lecca con sapienza fino all'orgasmo. 
Il numero uno, Spike.
"Il mio livido è il più bello", dice poco prima di venirmi sulle tette.
Raccolgo un po' di sperma col dito e lo assaggio, una mia abitudine.
"Non è che mi diventi geloso, eh, Spike?"
"Accendimi la sigaretta", cambia discorso.
Merda, penso.
"Vado a casa", dico.
Ed eccomi qui.
Buonanotte, miei cari.